
Who Was That Nigger? A tre anni dall’osannato Inglorious Basterds, Quentin Tarantino torna con un progetto che ha fatto storcere il naso a molti – Spike Lee in primis – nel quale racconta, tra citazionismi intelligenti e caratteristici spargimenti di sangue, la storia dello schiavo Django, del suo rapporto con il dottor King Schultz e del suo viaggio alla ricerca dell’amata, venduta a sua volta come schiava al volubile Candie. Un’opera con una forte componente ludica, certo, ma anche un’opera dall’estremo potere antirazzista (alla faccia di Spike Lee).
Ci sono due modi di accostarsi a questo re dei nostri tempi: pensare che i suoi film siano puro intrattenimento o pensare che le sue siano opere in grado di andare oltre. L’irriverenza dei suoi racconti, dopo aver dipinto Hitler
come un omuncolo isterico in Inglorious Basterds, porta qui il regista e sceneggiatore a ridicolizzare il Ku Klux Klan, rappresentandolo come un manipolo di stupidi, incapaci di gestire un copricapo. Non è forse la ridicolizzazione del
male uno dei modi per espiarlo? Non è forse quel ripetere ossessivamente “nigger”, a volte per bocca degli stessi schiavi, una forma di esorcismo? Alla luce dei suoi ultimi lavori, sarebbe davvero riduttivo ritenere Tarantino solo un cantastorie sanguinario privo di dietrologie.
Apparentemente meno potente e compatto di altre opere di Tarantino, Django Unchained inizia con l’omaggiare un filone cinematografico molto amato dal regista, lo spaghetti western di Leone e Corbucci, ma se ne distacca presto, diventando intrattenimento e contraddizione, spettacolo e denuncia.
Il regista e sceneggiatore del Tennessee mette in scena ancora una volta la vendetta del più debole e crea la sua versione dell’eroe senza macchia e senza paura, un pistolero di colore (?), attorno al quale ruotano i principali sentimenti umani: l’amore per la moglie, Broomhilda (Kerry Washington); l’amicizia con il Dottor Schultz (Waltz), ex-dentista diventato un cacciatore di taglie, tedesco dal linguaggio forbito che si sente imbarazzato dal possedere uno schiavo; la rabbia nei confronti di Stephen, diventato uno schiavo-negriero dei suoi stessi “dipendenti”. Ed è proprio il personaggio di Stephen (Samuel L. Jackson) a mettere in chiaro che non c’è posto per il buonismo in questa pellicola: dimenticate tutto ciò che Hollywood ha deciso di raccontarvi sulla schiavitù di quegli anni, dimenticate la simpatica servotta che invoca Miz Rozela.
Con i fugaci ed originalissimi movimenti di macchina a cui ci ha abituati e supportato dalle sue geniali scelte musicali (da Ennio Morricone alla nostra Elisa) e dalla bella fotografia di Robert Richardson, Tarantino dirige un cast che non sbaglia un colpo: superba la prova di Christoph Waltz, già vincitore del Golden Globe e pronto pronto a ricevere il suo Oscar, ma altrettanto fenomenali risultano le interpretazioni del crudele e sardonico Leonardo DiCaprio e di un quasi irriconoscibile e sprezzante Samuel L. Jackson. Terzetto, questo, che ruba più di una volta la scena al protagonista, Jamie Foxx, assistito, in una delle sequenze finali, da uno scoppiettante e fugace cameo di Tarantino stesso.
Sapendosi prendere i suoi tempi, Tarantino riesce ancora una volta in ciò che sa fare meglio: scrivere (bene) una
sceneggiatura serissima e rappresentarla (bene) in maniera ironica ed irriverente, andando a delineare, più che uno stile, ciò che oramai potrebbe essere definito un genere. Quentin, lo sai di chi sei figlio tu?
Django Unchained (U.S.A. 2012)
Regia: Quentin Tarantino
Soggetto: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Fred Raskin
Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington, Samuel L. Jackson et al.
Genere: western, drammatico, tarantinate
Data d’uscita italiana: 17 gennaio 2013
Se ti piace guarda anche: un Tarantino o un vecchio Django, fai tu.
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Andrò a vederlo fra qualche settimana, o settimana prossima…..ovviamente mi son visto Django del 1966……ma credo proprio che questo Django sia qualcosa di più di un semplice remake…..ho già letto due recensioni positive e questa è la seconda che leggo…ma in ogni caso Tarantino fa sempre dei bei lavori…
Ciao!
Onestamente sono a secco di Django non tarantiniani, ma "quelli che le cose le sanno" dicono che il richiamo specifico non vada molto oltre il titolo ed il cameo di Franco Nero…
Dato che sicuramente conosci meglio di me il genere e saprai cogliere aspetti che a me sono sfuggiti, aspetto con ansia la tua opinione.
Beata te che l'hai già visto! L'aspetto con trepidazione!
p.s. sono diventato follower!
Dai, da stasera è in sala, l'attesa è finita. Aspetto le tue impressioni.
P.S.: io già ti seguivo (e non di nascosto, giuro). Per cui per dispetto da adesso ti linko. 🙂
Mi è davvero piaciuto molto, anche se non me la sento di definirlo un capolavoro. Certe trovate di regia mi hanno lasciato un po' perplesso, e certi passaggi della trama li ho trovati abbastanza sempliciotti.
Tutto sommato però un film divertito che diverte!
Lo so, lo so! Ti riferisci all'inquadratura da dietro le cosce di Jamie Foxx?! 🙂
no, è che la sua moglie filmica non la si vede nuda abbastanza XD
Spike Lee può soocare, visto che da anni si scaglia contro Quentin per mera invidia.
Tolto questo, Tarantino ha calato sul tavolo l'ennesimo capolavoro, epico e divertentissimo, che adesso non vedo l'ora di riguardare in lingua originale!!!
A me invece manca la visione della versione italiana… Il doppiaggio come ti è sembrato? Devo aspettarmi cose tipo "zì, badrone"?
Niente "zi Badrone"…Django lo doppia Insegno, e diCaprio il solito fighettino che lo doppia da titanic..insoddisfacente anche il doppiaggio di L.Jackson…assolutamente da rivedere in lingua originale (io che l'ho visto in italiano)…
Scusa, m'era scappato il tuo commento.
Grazie per l'info, immaginavo che il doppiaggio non fosse all'altezza, soprattutto per Samuel L. Jackson… Se mi dovesse capitare di vederlo in italiano ti/vi farò sapere.
Film epico. Doppiaggio sempre buono, a mio parere.
Visto anche doppiato in italiano. Eh.
Aldilà delle solite diatribe sul doppiaggio, la battuta finale di Samuel L. Jackson in Django (battuta che rappresenta il citazionismo tarantiniano allo stato puro) è stata completamente travisata dalla traduzione…
Delusione. Oltraggio. Infamia.
Non sono un cinefilo come tutti voi, ma la prima volta che l'ho visto al cinema son rimasto davvero coinvolto e questo è tanto per me visto che non sono proprio attratto dai film western. Tarantino però, mi ha letteralmente incollato nella visione di un genere trasformato "a suo modo" ed è forse stata questa la novità: Quentin mi ossessiona sempre per il sovraccarico di colori e suoni… in questo film mi ha sommerso anche con citazioni e dialoghi.
Riguardarlo, oggi, mi ha dato conferma di quanto espresso la prima volta in quella sala (anche se al cinema è meglio 😉 )
Come sai l'ho rivisto anch'io ieri e sì, sì, sì, Tarantino è un cultore dei sensi, porta all'eccesso colori e suoni e ci sguazza dentro come in pochi sanno fare. Neanch'io sono attratta dai western, ma lui mi ipnotizzerebbe anche con una commedia romantica. Non ci resta che vedere cosa ha combinato con The Hateful Eight.
Grazie del commento. 🙂