Ex_Machina, la recensione del film: un thriller fantascientifico inquietante, convincente, innovativo nella sua contemporaneità. Qual è la differenza tra intelligenza ed anima?
Nel 1950 presso l’Università di Manchester, Alan Turing (sì, lo stesso Alan Turing del recente The Imitation Game), traendo spunto dal “gioco dell’imitazione”, escogitò il suo famoso test (raccolto nel documento “Computing Machinery and Intelligence”), che stabilisce un criterio per determinare se una macchina è in grado di pensare, cioè se presenta un comportamento intelligente e quindi indistinguibile da quello di un essere umano. Nel tempo il test di Turing è stato più volte rivisto e rimaneggiato, per essere adattato all’evolversi del progresso e per dare alla luce quella che è la sua peggiore diramazione: il captcha.
Fortunatamente Ex Machina poco ha a che fare con i captcha, dovendo quel titolo (no, non a Francesco Salvi) allo stratagemma utilizzato nel teatro greco di far entrare in scena un personaggio risolutivo, il Deus, calandolo dall’alto mediante un marchingegno, un macchinario.
Ecco, è proprio di questo che parla Ex Machina: di Dèi, uomini e macchine.
Ex Machina, la trama del film
Caleb, un programmatore, grazie ad un concorso ha l’occasione di partecipare ad un riservatissimo esperimento dell’amministratore delegato della società per cui lavora, Nathan. Nathan ha infatti messo a punto la prima vera forma di intelligenza artificiale, per il cui ruolo era stata inizialmente proposta Felicity Jones.
Gli Dèi di Ex Machina
Gli Dèi del nostro tempo, come quelli dei tempi antichi, probabilmente bevono vino e vivono sul loro personale Olimpo. Come gli Dèi del Pantheon, essi ci guardano, ci studiano da lontano, divertiti, anche se i loro nomi non sono più Zeus o Apollo, ma Larry Page e Mark Zuckerberg. Sono loro, infatti, i nuovi paganissimi Dèi della nostra società; sono loro, pur dovendo sottostare al fatum ed alla cookie law, a tenere in mano le redini (e le tracce) delle nostre scelte, delle nostre preferenze, delle nostre identità.
Alex Garland, noto sceneggiatore londinese (28 Giorni Dopo, Sunshine) qui alla sua prima prova dietro la macchina da presa, pone al centro della sua narrazione uno di questi Dèi, gli dà un corpo e volutamente dimentica di dargli un’anima. Nathan (un sempre a fuoco Oscar Isaac, Inside Llewyn Davis) è un genio del nostro tempo: a soli tredici anni ha scritto l’algoritmo di Blue Book, il più importante ed utilizzato motore di ricerca al mondo, in grado di indicizzare un numero esorbitante di contenuti e di indirizzare correttamente uno spaventoso numero di utenti, mentre, ovviamente, ne immagazzina informazioni su gusti, propensioni, orientamenti. Blue Book sa tutto. Nathan sa tutto.
Forse cercavi: Google.
Rinchiusosi in un suo personale Olimpo, blindato, ipertecnologico e paradossalmente immerso nella natura, Nathan fa tesoro delle informazioni fornitegli da Blue Book per programmare una AI, un’intelligenza artificiale. Se per Michelangelo (a proposito di Dèi e rockstar) la scultura era già insita nel blocco di marmo e all’artista spettava solo il compito di tirarla fuori, per Nathan la progettazione di un androide antropomorfo e senziente sembra essere solo una naturale conseguenza del progresso e non una ponderata pianificazione.
Uomini e Macchine
Caleb (Domhnall Gleeson), l’uomo interposto tra gli Dèi e le macchine, è un programmatore in gamba, anche se non in gamba quanto il capo. Dopo aver vinto un concorso interno, ha l’opportunità di trascorrere una settimana nella residenza, nell’Olimpo, del mitologico fondatore della società ed inventore dell’algoritmo di Blue Book, Nathan. Un po’ goffo, tendenzialmente insicuro e con un passato di dolore e solitudine alle spalle, Caleb scoprirà che gli Déi lo hanno volutamente scelto per una prova: dovrà essere proprio lui ad effettuare il test di Turing sull’androide messo a punto da Nathan, Ava.
Ava è, ovviamente, la macchina. Un’intelligenza artificiale costruita con le nostre ricerche, con i nostri pensieri, con le nostre logiche. Meravigliosamente femminile in quei suoi arti di metallo ed elettronica, Ava è preoccupata per l’esito del suo test e di conseguenza per il suo destino. Considerando Nathan come proprio creatore, una sorta di padre enormemente (e giustificatamente?) padrone, Ava sembra essere attratta da Caleb. Ma ne è realmente invaghita o è stata programmata per sembrare di esserlo?
Una macchina che gioca a scacchi sa di star giocando a scacchi?
Una menzione d’onore va data proprio all’interprete di Ava, la ventiseienne svedese Alicia Vikander, ex ballerina, meravigliosa in quella sua espressione tenera ed al contempo fredda come ghiaccio, credibilissima in quella sua sensuale camminata da burattino.
Il corpo centrale del film, soffocante e paranoico, si evolve lentamente, tra quegli interni claustrofobici dai toni freddi che testimoniano la menzogna, cui si contrappongono quelle luci rosse e calde che accendono la verità (o forse no?). Non è l’azione l’elemento portante di Ex Machina, ma la (sempre) buona scrittura di Garland, che attraverso dialoghi brillanti e talvolta spiazzanti (siamo programmati per essere eterosessuali?) scende ogni singolo gradino della scala verso l’inferno dell’introspezione: Nathan, spavaldo ed egoista, gioca a fare il Deus esigendo solo schiavi attorno a sé, ed Ava, enigmatica ed impenetrabile, vuole sopravvivere, vuole essere libera. Ma Caleb? Chi è Caleb?
Caleb è quello realmente messo alla prova, Caleb siamo noi. Ex Machina, infatti, distante, algido, persino disturbante, può essere considerato un test di Turing per lo spettatore: se dopo la visione della pellicola si resta insensibili, allora non si è pienamente coscienti, non si è umani.
Il finale di Ex Machina
Purtroppo però l’opera di Garland pecca proprio nella sua porzione finale. Dopo aver costruito un solido castello di riflessioni e provocazioni, tutte squisitamente a fuoco e degne di essere analizzate, il crescendo dell’epilogo non riesce a rendere la giusta tensione e il plot twist finale, atteso e desiderato, non convince del tutto, non inquieta come avrebbe dovuto.
- Sceneggiatura
- Originalità
- Regia
- Fotografia
- Recitazione
- Cuore
in sintesi
Con Ex Machina, suo primo lavoro da regista, Alex Garland mette a segno un thriller fantascientifico inquietante, convincente, innovativo nella sua contemporaneità. Peccato però che dopo un corpo centrale riflessivo e provocatorio, Garland si lasci sfuggire il finale, decisamente meno incisivo di quanto ci si aspettasse.
User Review
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( votes)Ex_Machina: la scheda del film
Nazione: Regno Unito
Anno: 2015
Durata: 108 minuti
Regia e Sceneggiatura: Alex Garland
Fotografia: Rob Hardy
Montaggio: Mark Day
Musiche: Geoff Barrow e Ben Salisbury
Cast: Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Sonoya Mizuno et at.
Genere: fantascienza di terra
Data d’uscita italiana: 30 luglio 2015
- Se ti piace guarda anche: Her (2014)
Trailer italiano:
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Pensa che invece io ho trovato la magia giusta proprio nella parte finale.
Ad ogni modo, un film da vedere.
Abbiamo avuto due letture antitetiche: io ho adorato il corpo centrale del film, provocatorio e distante, mentre tu ne hai apprezzato l'evoluzione finale, ma almeno sul fatto che sia un film da non perdere siamo d'accordo. 🙂
concordo, la macchina sensibile solo verso se stessa tipico degli uomini cattivi. Una cattiveria nel finale allo stato puro, una sensibilità artificiale che mira solo ed unicamente alla propria sopravvivenza. Atteggiamenti così cattivi possono essere riscontrati anche nell’uomo.
Concordo con te. Bello, ma mi è mancato qualcosa.
Cattivo, ma non abbastanza. Ottimi gli attori, soprattutto Isaac. Lei è bellissima – ma anche brava, eh – e vabbe'.
Vero. Pare che inizialmente fosse stata contattata Felicity Jones per il ruolo di Ava, ma dopo la visione non potrei immaginare un viso diverso da quello della Vikander. Bella sì, ma forse ancora più brava.
Ho trovato il film straordinario. Mi ci son voluti 2 secondi netti per essere sedotto da Ava. Ci fossi stato io lì il film sarebbe durato un paio di minuti :p
Il test di Turing più veloce della storia! 🙂
Ne state parlando così in tanti che devo vederlo per forza 😀
Devi. Secondo me ti piacerà.
Sono più vicina all'interpretazione del Ford come sai, il finale l'ho trovato molto disturbante. Comunque, è un film che sta facendo molto discutere e a cui chiunque da un'interpretazione diversa quindi, a parer mio, è un ottimo film! 😀
Verissimo, sto leggendo davvero tante belle recensioni di questo film, tutte diverse tra loro e molto interessanti, indipendentemente dall’opinione personale. E quando un film è in grado di tirar fuori tutto questo, sì, è un ottimo film. 🙂
per me finisce come si deve, mi ha ricordato, molto mutatis mutandis, l'uscita di Moro/Herlitska dalla prigione, nel bellissimo film di Bellocchio
Purtroppo mi manca il film di Bellocchio (shame on me!).
Probabilmente ho amato talmente tanto il corpo centrale del film, così denso di provocazioni, da concentrare troppe aspettative nel finale…
Non tanto sul finale, ma sul fatto che il film sia bello ma con qualche riserva la penso come te, va sicuramente rivisto, a mio avviso è un film molto intelligente, certo che anche tu che mi tiri dentro Francesco Salvi, sono scoppiato a ridere come un cretino 😉 Cheers!
Francesco Salvi andrebbe tirato fuori più spesso per educare queste nuove generazioni ai veri contenuti di una volta. 🙂
Bellissima recensione e bel riferimento alle divinità greche, al monte olimpo e al concetto di deus ex machina suggerito dal film fin dal titolo ma che io ho preso in considerazione in minima parte.
Grazie mille, Frank.
Tra il Deus ed il tuo Mad Iliadex potremmo inaugurare la settimana dedicata ai paralleli con l’Antica Grecia. 🙂
Potrebbe essere una grande idea, visto che siamo nella magna grecia
quindi "è un diesel?" 😉
C'è da spostarla e basta.
La vogliamola spostarla o no? 😀
Abbiamo detto più o meno le stesse cose, ma tu le hai dette molto meglio di me… bella recensione, davvero! Tu, nonostante le critiche (che condivido) hai "sentito" il film più di me.
Complimenti 😉
Grazie mille, ma meglio di te no, mai. 🙂
È vero, ho “sentito” molto questo film, forse anche perché è disseminato di concetti che mi spaventano, come la totale assenza di privacy generata dalle nuove tecnologie o quel maschilismo becero quasi primordiale che viene fuori qui e lì, nel film (volutamente) e nella realtà (disgraziatamente).
Sei davvero molto brava, complimenti
Grazie mille!
Io credo di non essere umano. Il film è indubbiamente notevole ma è come se io l'abbia notato poco. Senza spoilerare, in qualche modo anche a me il finale pare esser stato messo lì. Incapace di arrivare ad una soluzione se ne arriva ad una in modo silenzioso, che non dice. Il che fa sempre comodo. Ad ogni modo a me è venuto in mente "Ava come lava!" nonché una versione allungata di Black Mirror, con meno coraggio.