Questo post aderisce all’iniziativa Speciale Whispering Corridors, intrapresa e portata avanti coraggiosamente dal preparatissimo Obsidian su Obsidian Mirror. Anche questa ciofeca di blog, infatti, ha deciso di partecipare al K-Horror Day organizzato nella giornata di chiusura dell’iniziativa, contribuendo con un post su di un horror coreano, I Saw the Devil (o Akmareul Boatda). Potete immaginare come, sapendo a stenti dove si trovi la Corea del Sud (ma usando spesso la Corea del Nord come unico esempio sul come poteva andarmi peggio nella vita), quanto sia preparata sull’argomento. Tuttavia il bello di queste iniziative è proprio quello di cimentarsi con generi che non si padroneggiano, quindi eccoci qua, a parlare di un film del 2010 che poi tanto horror non è. Forse.
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Antipathy for the Devil or Antipathy for Mr. Vengeance?
Diversi anni fa (voi non eravate ancora nati), il cinema coreano ebbe un suo momento di gloria negli ambienti underground. Era il momento d’oro della Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook, che grazie ad Old Boy (da poco rifatto negli States, non voglio sapere come), nel 2004 vinse addirittura il Premio Speciale della Giuria a Cannes. Era un’epoca nella quale nei salotti francesi non si faceva altro che parlare di quanto fosse truce, grottesco e doloroso il cinema coreano. Pur restando affascinata dalla complessità di Sympathy for Lady Vengeance, io in quei salotti non c’ero, né mettevo bocca nelle immense discussioni (su blog e forum, facebook era ancora allo stato larvale) su cinema occidentale vs. cinema asiatico. La questione rimane tuttora controversa, spesso coperta da un alone di eccessiva ed aprioristica presa di posizioni (in una fazione e nell’altra), così come a tutt’oggi problematico risulta l’eterno tentativo di tracciare una demarcazione tra horror e thriller; questione, quest’ultima, che sembrerebbe, almeno allegoricamente, rimarcare uno dei punti focali di I Saw the Devil.
Chi è il Diavolo? Un’entità sovrannaturale ed indomabile o il Male che sentiamo e vediamo tutti i giorni nella cronaca? Questo Diavolo, questo Male, è senza principio né fine, è sulla Terra dalla notte dei tempi o può crescere all’improvviso, in ognuno di noi, a seconda delle nostre vite e delle nostre scelte? Ed indipendentemente dalla sua origine, il Diavolo è un astuto pianificatore o una bestia selvatica che agisce sulla base del suo istinto? Ma soprattutto, cosa è I Saw the Devil?
Beh, sicuramente è un revenge movie, il che fa sorridere, dato che si tratta di un genere nato negli States. Certamente è una pellicola, stilisticamente e tecnicamente, ineccepibile. È senza ombra di dubbio un thriller e, se credete che la dislocazione di una mandibola a mani nude o la collocazione di un cacciavite da guancia a guancia siano elementi horror, allora I Saw the Devil è anche un horror. Indubbiamente è un noir. Sicuramente è la storia di un uomo che cerca di combattere un mostro e si ritrova ad essere come lui. Forse peggio di lui.
In una notte nevosa e dopo aver forato una gomma, Joo-yeon, figlia di un poliziotto della omicidi in pensione, è al telefono con il suo fidanzato mentre, nella sua auto, attende l’arrivo del soccorso stradale. Un uomo si avvicina all’auto per offrirle il suo aiuto, che prudentemente la donna rifiuta. Un attimo dopo, l’uomo frantuma il parabrezza dell’auto e aggredisce violentemente la ragazza, per poi portarla a casa sua e macellarla senza la minima pietà sul suo stato interessante.
Kyung-chul (Choi Min-sik, Oldboy) è un pericoloso psicopatico che uccide per diletto. Le sue vittime sono bambine e giovani donne, che tortura in modi feroci e inumani. La polizia lo cerca da tempo, ma non riesce a prenderlo.
Il fidanzato di Joo-yeon, Soo-hyun (Lee Byung-hun), un agente segreto, decide di rintracciare da sé l’assassino e promette a ciò che resta di lei che farà tutto il possibile per infliggergli mille, diecimila volte le sofferenze patite dalla sua amata.
Fin qui niente di nuovo sul fronte orientale, insomma: una premessa vista e rivista in mille salse, con e senza Liam Neeson. La trama non ammette ricerche ed indagini, offrendo alla sete di vendetta del giovane agente l’identità del suo obiettivo senza indugiarvi a lungo. Difatti, quello che caratterizza I Saw the Devil, sesta opera del sudcoreano Kim Jee-Won, per la sceneggiatura di Park Hoon-jung, è l’analisi psicologica condotta sui due personaggi, su vittima e carnefice, su cacciatore e preda, su giusto e sbagliato, che continuano a confondersi, a scambiarsi, ad intrecciarsi fino ad un finale ed a delle lacrime, che di catartico e liberatorio non hanno nulla. A questo gioco di ombre coreane si aggiunge una caratteristica tipica di questo tipo di cinema, l’asprezza, la brutalità, il disgusto: le violenze perpetrate, che siano dovute alla mano di Soo-hyun o a quella di Kyung-chul, permettono poche dissolvenze e costringono lo spettatore ad assistere ai preparativi di uno stupro o di una decapitazione senza dargli via di scampo.
Ma, ed è un “ma” bello grosso, I Saw the Devil è piuttosto lontano dall’essere il film che mi aspettavo di vedere, il filmone con quell’enorme e stagionato 80% su Rotten Tomatoes. La sua durata, di ben centoquarantuno minuti (che fanno sentire il loro peso) e la meccanicità di alcune soluzioni (che non contribuisce di certo alla scarsa originalità di fondo), annebbiano questa pellicola fatta di scelte estetiche sopraffine e di… due righe di trama, spalmate in ben due ore e venti (due ore e venti! L’ho già detto?). Il “gioco” di Soo-hyun, che non pone subito fine alla vita dell’immorale Kyung-chul per non perdere il solo obiettivo rimastogli o per l’impressione di non aver causato sufficienti sofferenze, si protrae troppo a lungo, portando una sceneggiatura semplice e semplicista a reggersi univocamente su tecnica, fotografia e violenza. Sì, sto dicendo che (e qui mi inimico il mondo intero) per alcuni versi I Saw the Devil è quello che populisticamente chiamiamo “un’americanata”.
Inoltre, pur essendo un’accanita fan del “non detto”, mi sento spiazzata dal non aver avuto una delucidazione sul terribile gesto iniziale, sull’assassinio della povera Joo-yeon che funge da innesco per la pellicola: non c’è una spiegazione per la ferocia di Kyung-chul. Quindi è questo il Male? Non ha motivazioni, è atavico, è banale? Oppure ha un preciso movente e lo usa per crescere nella mente di chi ha perso tutto, come accade per Soo-hyun? In un caso o nell’altro, qui qualcosa non torna…
I Saw the Devil avrà un remake a stelle e strisce firmato da Simon Barrett e Adam Wingard, duo già visto all’opera in V/H/S, You’re Next e The Guest. Io, per portarmi avanti col lavoro, la parola “americanata” l’ho già scritta.
Partecipano al K-Horror Day:
Whispering Corridors (1998) su Non c’è paragone e su Pensieri Cannibali
Sorum (2001) su Mari’s Red Room
Two Sisters (2003) su White Russian
Three…Extremes (2004) su La Fabbrica dei Sogni
The Host (2006) su Recensioni Ribelli
Hansel & Gretel (2007) su In Central Perk
Thirst (2009) sul Bollalmanacco di Cinema
The Terror Live (2013) su Cinquecento Film Insieme
Mourning Grave (2014) su Director’s Cult
E ovviamente Obsidian Mirror
Ehi, grazie di aver letto sin qui. Se questo post ti è piaciuto, puoi supportarmi facendolo girare sui social e sul webbe, perché sì la felicità è reale solo quando...
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Sinceramente, è un film che non voglio rivedere. Bellissimo, coinvolgente, ma troppo malato e, soprattutto, mi ha preso allo stomaco in un modo che non so spiegare. Mi spiace che non ti abbia entusiasmata T__T
Infatti, da neofita, lo avevo scelto proprio per le tue parole. 😉
Sì, è vero, prende allo stomaco, ma – per il mio gusto, eh – la tensione approfitta un po' troppo dell'orologio…
Anche io sono tra quelli non proprio entusiasti, la storia è abbastanza malata, ma più che altro è l'approccio di Kim Jee-Won che mi turba, mi sembra sempre uno che fa di tutto per mostrare quanto è bravo… Che poi lo è davvero, non ha bisogno di tutto 'sto contorno. Cheers! 😉
Oh, meno male! Iniziavo a pensare di aver sbagliato film…
La storia è malata eccome, ma alla fin fine, non brillando per originalità, si spanza un po' troppo sulla bravura di Kim Jee-Won. O forse è Kim Jee-Won che si spansa sulla storia. Beh, insomma, come nel film, i ruoli sono intercambiabili.
Io invece sono fra gli entusiasti. È stato anche uno dei primi film che ho recensito e su era beccato pure un voto bello alto.
Comunque il remake di Oldboy fa rivalutare la pena di morte.
Vado a cercarmi la tua opinione, allora. Dove lo tieni il tasto "cerca nel blog?" Dooove? 🙂
Remake? Old Boy? Io continuo a far finta di niente…
Cioè, fanno un remake e non chiamano Liam Neeson? Mi ispira, ma 140 minuti di violenze inaudite e gratuite non so se riesco a reggerle…
Propongo una petizione online per il povero Neeson.
Sì, violenze inenarrabili, tanto più che non si parla di demoni o fantasmi, ma di pedofili, stupratori ed assassini. Non è una visione da prendere alla leggera.
A me piacque tantissimo.
Anzi, direi che insieme a Memories of murder è una delle cose migliori del post-trilogia di Park.
Forse il mio problema è proprio questo: mi è difficile concepire un "post-trilogia di Park"…
Due ore e venti di film sono effettivamente un po' troppe per un film il cui incipit è talmente usato e abusato che fa venire voglia di cambiare canale e mettere sulla De Filippi. Sono troppe forse anche per la discesa negli abissi descritta in seguito, a meno che non la si faccia in una maniera talmente coinvolgente da ipnotizzare (cosa che è riuscita solo a Coppola con Apocalypse Now).
Grazie per aver partecipato al KHD!
Grazie a te!
Dai, la De Filippi no, però per il prossimo anno (sperando di reiterare questa iniziativa) per sicurezza mi butto su una ghost story…
🙂
Questo qui mi è piaciuto tantissimo!
Se è un oriental-americanata potrebbe proprio piacermi!
Ecco, non avrei saputo descriverlo meglio. 🙂
Ha tutti i requisiti di una visione pesantuccia, ma non so bene perchè mi trovo incuriosita e se mai ce la farò a vedere tutti gli horror segnati dopo la giornata di ieri, metto in lista pure questo. Mi armerò di sonniferi, però!
Penso sinceramente che questo sarà uno dei primi che recupererò!