La luna, quella “invidiosa luna già malata e livida di rabbia”, quell’enorme sasso distante 384.400 km da noi, ha sempre influenzato la nostra vita e, di conseguenza, la nostra arte. Penso alla musica, a Fly me to the Moon, Moon River, Blu Moon. Penso a come quel suo candore abbia affascinato pittori, fotografi e registi, sin dalla nascita del cinema. Come non tirare in ballo – a tal proposito – il primo film di fantascienza della storia, quel Viaggio nella Luna di Méliès (1902), con la navicella che si schianta dritta dritta nell’occhio della luna?
In occasione dei 50 anni dall’allunaggio di Neil Armstrong (raccontatoci un anno fa in First Man da Chazelle), l’irriducibile combriccola di cineblogger ha deciso di organizzare Luna… e oltre l’infinito, una giornata tributo alla luna ed alle sue mille facce, cinematografiche e non. Trovi l’elenco e i link di tutti i partecipanti in coda a questo post, ma qui e adesso parliamo di Moon del 2009, di Duncan Jones. Prepararsi al lancio in 3… 2…
Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto.
(Romeo e Giulietta)
Moon è un film di fantascienza del 2009 scritto e diretto da Duncan Jones ed interpretato da Sam Rockwell.
Moon (2009), la recensione del film
Prima di parlare del film in sé, vorrei perdere un attimo a ricordare la sua origine, talmente casuale da sembrare un incidente. Siamo nel 2007, Duncan Jones – figlio di David Bowie – sta per girare la sua opera prima, Mute. È tutto pronto, ma manca quello che per lui è un elemento fondamentale: Sam Rockwell. Jones vuole Rockwell, ma a causa di una divergenza di idee circa il ruolo da interpretare, la cosa non si quaglia. Un dramma. Jones vuole Rockwell a tutti i costi. E allora che fa il nostro piccolo Bowie? Beh, lascia da parte quella e scrive un’altra sceneggiatura, nuova nuova, costruita attorno e per Sam Rockwell, con un unico ruolo primario, per evitare incomprensioni. Sai mai.
Siamo nell’autunno 2007 ed a causa dello sciopero degli sceneggiatori gli studios sono liberi, bisogna approfittarne. Jones chiama Gavin Rothery a disegnare interni ed esterni e Bill Pearson (che aveva già lavorato in Alien) a realizzare i modellini per gli effetti speciali. Chiede a Kevin Spacey di doppiare GERTY, intelligenza artificiale ed unica coprotagonista, ma quello smorfioso di Spacey vuole vedere il lavoro finito prima di accettare. Dà il via alle riprese, che durano solo 33 giorni all’insegna del risparmio: se manca uno stunt lo sostituisce il produttore Stuart Fenegan; per le comparse finali si “vestono” gli addetti ai lavori presenti (o i loro parenti). Alla fine Moon viene a costare appena 5 milioni di dollari, ma finisce per incassarne giusto giusto 9 milioni. Un flop.
Eppure non vi è portale o rivista di cinema che non citi Moon tra i migliori film di fantascienza dell’ultima decade. Nello stesso anno (2009) abbiamo avuto quell’altro gioiellino di District 9, cui hanno fatto seguito filmoni col budget tipo Gravity, Interstellar, The Martian. Non me ne vogliano gli ululati nello spazio, le linee temporali e le patate su Marte, ma in questo “pacchetto” è Moon il film più ambiguo, complesso, frastagliato proprio come la superficie lunare.
Mi sono più volte chiesta se Jones, durante la stesura del soggetto, si sia reso conto di quanti significati ci siano in questa storia. A leggere la sua origine sembra quasi il capriccio di un regista che vuole fare la formula 1 fantascienza vintage con il suo attore preferito. Si è reso conto di ciò che stava creando? Ha visto una ad una le allegorie che si stavano plasmando sotto la sua penna? Non lo so, davvero non lo so.
Moon, la trama del film
Siamo nel 2035. Uno spot deride i nostri tempi (le auto funzionano addirittura a carburante!) raccontando come la multinazionale Lunar Industries LTD riesca da sola a provvedere al 70% del fabbisogno energetico mondiale grazie all’isotopo Helium-3, crivellato direttamente sulla superficie della luna.
Non è così paradossale, se ci pensi.
Lì, sulla luna, c’è un solo uomo, Sam Bell, che ha il compito di raccogliere l’Elio-3 estratto e spedirlo sulla nostra bella Terra. Il suo contratto triennale è in scadenza e tra due settimane potrà riabbracciare la moglie Tess e la figlia Eve. Tuttavia Sam non se la passa un granché: ai suoi pesanti mal di testa si aggiungono delle allucinazioni, le visioni di una ragazza, sempre la stessa. Un giorno, in missione, proprio a causa di un’allucinazione, perde il controllo del veicolo e fa pummà. Si risveglia in infermeria, dove il fedele GERTY (un’intelligenza artificiale che esprime emozioni sotto forma di inquietanti emoticon precolombiane) lo avvisa dell’incidente e lo invita a rimanere all’interno della stazione Sarang in attesa dell’unità di soccorso che lo riporterà a casa.
Qualcosa non torna, però. Lo sappiamo noi spettatori, ma lo sa sopratutto Sam, il quale, sin dal suo arrivo, non ha avuto modo di comunicare in diretta con le sue donne a causa di un guasto ai trasmettitori. Eppure, mentre è convalescente, assiste di nascosto ad una conversazione live tra GERTY e i vertici della Lunar. Con un escamotage riesce ad uscire dalla stazione ed a recarsi sul luogo esatto dell’incidente, dove trova… uno spoiler enooorme!
È davvero impossibile continuare a parlare di Moon senza accennare al plot twist che dopo mezz’ora cambia tutte le carte in tavola, per cui, perdonami, se ancora non hai visto il film non è il caso che proceda nella lettura.
La luna e il dito
Nel veicolo Sam Bell trova… un altro Sam Bell, fortemente provato dall’incidente.
È tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.
(Otello)
La luna non si è mossa, ma Sam Bell ci si è avvicinato eccome. È forse impazzito? Questi tre anni di solitudine lo hanno provato così tanto da portarlo sull’orlo della follia? Uhm, no, nient’affatto. I dettagli erano tutti lì a nostra disposizione, ma noi ci siamo lasciati inebriare da quelle meravigliose atmosfere e…
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Non il dito, ma la mano; dovevamo far caso alla mano: il Sam in scena al momento dell’incidente ha una benda sulla mano per tutelare una piccola ustione; mentre il Sam che si risveglia in infermeria non ha né la benda, né l’ustione, né la ferita al sopracciglio causata dall’impatto nel rover. I due Sam che vediamo sono reali, sono identici e sono due cloni.
Fatti non fummo a viver come cloni
Il “vecchio” Sam crede di essere – ovviamente – l’originale, ma GERTY gli spiattella kevinspaceyanamente (sì, Spacey ha poi accettato) la verità: anche lui è un clone, proprio come il suo doppio che l’ha appena salvato. E non sono soli: da lì a poco scoprono una stanza segreta con almeno un centinaio di altri cloni pronti all’uso.
I due capiscono anche come aggirare la voluta interferenza che impedisce loro di comunicare in tempo reale con la Terra. È il vecchio Sam a mettersi in contatto con “casa”, per scoprire che Tess è morta e che Eve, la figlia, ha adesso 15 anni ed è la ragazza delle sue allucinazioni. Prima che la comunicazione si interrompa, la voce del padre di Eve, il vero Sam Bell, fuga ogni dubbio.
Il “vecchio” Sam ed il “nuovo” Sam, così diversi l’uno dall’altro per postura, reazioni e carattere (grazie Sam Rockwell!), sono l’evoluzione di due caratteristiche differenti della stessa persona. I loro ricordi di Tess ed Eve, (così come le registrazioni video) risalgono ad almeno 12 anni prima ed a dirla tutta non appartengono nemmeno a loro, ma al Sam Bell originale, l’unico tra loro che abbia fatto o farà ritorno a casa. L’unico tra loro che possa parlare effettivamente di “casa”.
Ma perché quindi la Lunar Industries ha messo su tutto questo carrozzone a partire dal Sam Bell originale?
Il più grande nemico del progresso: il “perché costa meno”
Per spiegarcelo abbiamo qui un ospite internazionale, direttamente da Chernobyl… Jared Harris:
Per lo stesso motivo per cui i nostri reattori non hanno strutture di contenimento come in occidente, per la stessa ragione per cui non usiamo combustibile fossile propriamente arricchito nel nocciolo, per la stessa ragione per cui siamo l’unica nazione che costruisce reattori raffreddati ad acqua e moderati a grafite con un coefficiente di vuoto positivo… costa meno.
Grazie Professore. Tutta la Galassia è paese, dunque. Alla Lunar non conviene addestrare un uomo diverso ogni volta, ma duplicare (e duplicare e duplicare) l’astronauta originale, già formato e preparato. È molto più economico sfruttare i suoi cloni fino alla morte. Nessuno stipendio. Niente pensione. Nessun futuro.
Ed è questa la vera stilettata al cuore di Moon: quel futuro nel quale siamo finalmente in grado di produrre energia pulita, di vedere popolazioni povere e sfruttate non soffrire più la fame, di non utilizzare più quelle puzzosissime automobili a carburante… diventa il futuro nel quale, per risparmiare, creiamo manodopera di carne, ossa e carbonio destinata a spegnersi senza vivere. Mai.
Non è così paradossale, se ci pensi.
Moon, il finale del film
È in arrivo una presunta unità di soccorso incaricata di riparare il guasto causato dal “vecchio” Sam al rover ed al mietitore. L’unità di soccorso si aspetta di trovare stecchito il “vecchio” Sam e vigile e funzionale il “nuovo” Sam ed è chiaro che se, dovesse trovare all’interno dalla Sarang entrambi i cloni, nessuno dei due avrebbe possibilità di salvezza.
Da qui il geniale piano architettato dal “nuovo” Sam: risvegliare un terzo clone, accopparlo, piazzarlo nel rover incidentato e mandare sulla Terra, mediante le navicelle usate per l’Elio-3, il “vecchio” Sam. Questa strategia però non sembra funzionare, sia perché Sam Bell – che si tratti dell’originale o dei suoi cloni – non è un assassino, sia perché il “vecchio” Sam si dimostra sempre più provato e sofferente, non è chiaro se a causa di un avvelenamento da radiazioni o di una sorta di “scadenza” programmata.
Si passa quindi al piano b, più disperato ed amaro. Dopo aver destato un terzo clone, sarà il “vecchio” Sam, ormai morente, ad interpretare se stesso nel rover danneggiato, mentre il “nuovo” Sam si lancerà con la navetta verso la Terra. In questo modo l’unità in arrivo troverà un Sam da rottamare ed uno da rodare, senza sospettare nulla; in questo modo almeno un Sam avrà una possibilità di sopravvivenza.
Il piano, purtroppo e per fortuna, funziona. Il “nuovo” Sam si lancia nello spazio, non prima di aver danneggiato uno dei tre disturbatori di frequenza (dando modo al “nuovo-nuovo” Sam di comunicare); mentre il vecchio Sam, malato e sofferente, un attimo prima di spirare vede la navicella con il suo doppio dirigersi verso l’atmosfera terrestre.
Un secondo dopo, la voice-over proveniente da radio e notiziari ci informa che il nuovo Sam ce l’ha fatta, è riuscito a salvarsi e denunciare i misfatti della Lunar, ma a fronte di tutto questo orrore, di questo abominio, di questa aberrazione del progresso, c’è chi lo definisce “un immigrato clandestino”.
Non è così paradossale, se ci pensi.
L’ultima scena, esclusa dal montaggio
Avrebbe dovuto esserci, secondo Gavin Rothery, un’ultima scena che, in fase di montaggio, non è stata inclusa nel film. Nella sceneggiatura era infatti prevista una sorta di scena post-credits: avremmo dovuto vedere il “nuovo” Sam Bell (giunto sano e salvo sulla Terra) lasciare un pacco regalo vicino ad un ingresso e scappare. Poco dopo avremmo dovuto vedere Eve (Kaya Scodelario) aprire quella stessa porta d’ingresso e prendere il pacchetto. Al suo interno Eve avrebbe trovato un modellino della sua stessa casa.
Dalla luna, almeno per questa ricorrenza, è tutto. Cosa ne pensi? Sei innamorato/a di Moon come lo sono io? Non dimenticare di farmelo sapere nei commenti e ricorda che puoi votare questo film commentando o semplicemente inserendo da 1 a 5 stellette alla voce “voto dei lettori” nella review qui sotto.
Link utili su Moon, il film:
Se Moon ti è piaciuto, potresti voler approfondire con:
- il blog in cui Gavin Rothery, supervisore agli effetti speciali, ha documentato tutto il lavoro svolto per la realizzazione del film. Si chiama – che spasso! – they never went to the moon ed è una meraviglia.
- il film Eutamnesia del 1999 di Patrick Rizzi, dal quale Duncan Jones potrebbe aver tratto qualche spunto. Potrebbe, eh. Qui trovi un video in cui Rizzi mette a confronto i due film; qui trovi invece (finché dura) la versione integrale del film caricata dallo stesso autore.
Moon, la recensione del film
Movie title: Moon
Movie description: 50 anni fa l'allunaggio di Neil Armstrong, 10 anni fa l'approdo di Duncan Jones al cinema. Moon: trama, analisi e finale del film.
Date published: 04/12/2009
Director(s): Duncan Jones
Actor(s): Sam Rockwell, Kaya Scodelario, Dominique McElligott, Kevin Spacey
Genre: fantascienza
Durata: 97 min
Paese: Regno Unito
- sceneggiatura
- originalità
- regia
- fotografia
- recitazione
- cuore
riassunto
Moon, opera prima di Duncan Jones, sembra un film nato quasi per capriccio: Jones si apprestava a girare Mute (uscito poi nel 2018), ma voleva a tutti i costi Sam Rockwell nel cast. Rockwell, dal canto suo, non era convinto del ruolo che avrebbe dovuto interpretare. Ed è così che Jones ha tagliato la testa al topo: ha messo in soffitta Mute ed in breve tempo ha scritto il soggetto di Moon.
Un film raffazzonato? Tutt’altro. Moon è un gioiellino: ambiguo, complesso, frastagliato proprio come la superficie lunare. È un’opera imponente ed oscura. Una pellicola con un budget ridottissimo in grado di far impallidire i colossi. È un film che zitto zitto sta per compiere 10 anni, ma no, non li dimostra e probabilmente non li dimostrerà mai.
Pros
- Sam Rockwell in stato di grazia;
- una scrittura così complessa, articolata e profonda da impegnare la mente per giorni;
- una realizzazione low-budget che non ha nulla da invidiare alle megaproduzioni.
Cons
- forse un finale un po’ frettoloso… o forse avrei voluto che Moon non finisse mai.
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( reviews)
Partecipano all’iniziativa Luna… e oltre l’infinito:
SOLARIS con Contact
30 anni di Aliens con La Luna nell’universo alieno
Gli Archivi di Uruk con Primi sulla Luna!
La Bara Volante con Capricorn One
Il Bollalmanacco di Cinema con Europa Report
Director’s Cult con Moon
La Fabbrica dei Sogni con Mission to Mars
Fumetti Estruschi con Comunisti sulla Luna
The Obsidian Mirror con Preludio allo Spazio
IPMP: locandine italiane d’annata con Stazione Luna
Non c’è paragone con Sunshine
Non quel Marlowe con Il finto sbarco lunare
Il CitaScacchi con Scacchi verso la Luna
Stories con Uomini veri
Il Zinefilo con Stazione Luna
Fonti: IMDB, Gavin Rothery, Comrat Sarcinellov.
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Povero Duncan Jones! Quando riuscirà a liberarsi del fantasma del Major Tom? Eppure sta dimostrando, film dopo film di non avere bisogno di quel nome, che infatti non usa, per spaccare il mondo…
Uh, no, no, lungi da me far ricadere “le colpe” (colpe?!) dei padri sui figli. I miei dubbi dipendono da ciò che Jones ha realizzato dopo: non ho ancora visto Mute, ma Source Code per me è stato un film… gradevole. Dopo Moon la parola “gradevole” non suona bene. So che il cinema è frutto di compromessi, ci mancherebbe, ma dopo questo film le aspettative erano altissime e sono state in buona parte disattese, almeno sino ad ora. Spero di ricredermi presto, magari proprio con Mute.
L’ho ammetto: ho scoperto Moon solo recentemente grazie ai famosi “cestoni delle offerte di dvd”. Un gioiellino davvero raro che trova significati ma anche spiegazioni complesse che vanno oltre l’apparente semplicità della storia. Sicuramente il film non sarebbe stato lo stesso senza uno splendido Sam Rockwell in grado di mettersi in gioco a 360 gradi. La sceneggiatura e la regia, però, fanno davvero la differenza in un film che è molto più critico e, sotto certi aspetti, aggressivo di quanto si possa credere. Ottima analisi 🙂
Grazie Fede, benvenuta!
Hai colto nel segno: Moon è un film aggressivo, per certi verso addirittura violento, di quella violenza che non necessita di scene brutali per essere espressa, ma che fa male comunque.
Tana per la citazione ad Elio e le storie tese, apprezzatissima 😉 Per fortuna David Bowie junior ha deciso di inseguire Sam Rockwell, se avesse esordito con “Mute” non so come sarebbe finita. Film bellissimo, gli perdono anche l’ultima scena un po’ frettolosa, perché ho adorato tutta l’allegoria, e la prova di Rockwell. Tra molti anni guarderemo ancora indietro e questo film sarà ancora lì, strabello in mezzo a mille film inutilmente pasticciato e costoso. Cheers!
You got me! 😀 Devo ancora vedere Mute, accidenti, ma mi sembra di capire che non sia un filmone. Mettiamola così: è anche merito del “muso ispiratore” Sam Rockwell, che pur di avere un film tutto tutto tuuutto suo ha dato il la ad un soggetto che sfiora il capolavoro.
Senza che me ne vogliano gli altri colleghi blogger, il tuo è il post più professionale e “critico” tra tutti quelli che ho letto. Complimenti davvero. Come dico sempre non conta la frequenza con cui uno scrive ma la qualità degli interventi, che in questo caso è altissima. “Moon” lo vidi al cinema, alla sua uscita, e ricordo che mi piacque molto (anche se ora non me lo ricordo bene, ma questa è la vecchiaia…). Questo tuo articolo mi ha messo una gran voglia di rivederlo!!
Grazie Kris, sei sempre troppo buono con me! Merito anche di questo governo che ci ha messi d’accordo persino sulla politica. 😀 Però devi devi devi rivedere Moon: il tempo gli ha giovato e la Rai in questi giorni lo ripropone a tutte le ore.
Piacere di conoscere il tuo blog! La mia recensione praticamente completa la tua, bella dettagliata e ricca di chicche. Comunque Zowie Bowie non ha bisogno di quel nome, ma si può giustificare l’ultimo film come omaggio (purtroppo non riuscito) al padre. Il tempo non lenisce le ferite, fa solo imparare a conviverci…
Ciao Ale! Il blog in realtà è lo stesso, ho solo cambiato “civico” e carta da parati. 🙂 È proprio vero: come ho scritto da te, abbiamo colto aspetti totalmente differenti, segno che Moon è un grande film. Pellamiseria, devo proprio recuperare Mute a questo punto.
Film visto tantissimo tempo fa, che avevo adorato. Sarà che Sam Rockwell avrà sempre un posto nel mio cuoricino u.u
Vero, anche nel mio. E pensare che all’epoca lo conoscevo come “quello di Choke“.
E’ decisamente uno dei miei cult, Duncan Jones si rivela un regista straordinario 🙂
L’interesse cinese nel medio-lungo termine va ben oltre la semplice ricerca scientifica. Considerano la Luna una magnifica risorsa: energia, minerali rari, materie prime. Progettano insediamenti, sistemi di produzione, la colonizzazione del nostro satellite. I primi passi di astronauti cinesi sulla Luna sono previsti per il 2025. Naturalmente e sempre presente la dimensione geopolitica e geo-economica: “L’esplorazione lunare riflette la potenza complessiva di un Paese”, afferma, diplomaticamente, il professor Ouyang Ziyuan del Dipartimento esplorazione Luna e Spazio profondo, accademia cinese della scienza. Infatti, gli altri non stanno a guardare. Le agenzie spaziali di Usa, Europa, Russia, Giappone e Canada lavorano per mettere in orbita intorno alla Luna una stazione spaziale su cui gli astronauti che lavoreranno sulla Luna faranno tappa. Chissa che non riescano anche a fornire ai colleghi russi le prove tanto richieste della realta delle missioni Apollo.
Schifo
Lento inizialmente, poi un potente rimorchiatore…
Complesso, non raramente angosciante, profondo! Multilevel.
Da vedere, da ricordare.
👍🏻