La Recensione di IT – Pagliaccio Assassino (1990, Tommy Lee Wallace): Galleggiano Tutti
Per il terzo anno di fila, questo blog piccino picciò partecipa all’iniziativa Notte Horror on the Blog, nata dalla passione per l’horror, i brividi nelle calde notti d’estate e l’affiatamento tra i membri della community di cineblogger. Dal 5 luglio sino al 23 agosto, ogni sera, a due differenti orari (21 e 23), due blog hanno trattato e tratteranno un cult del genere secondo il calendario che trovi in coda a questo post.
Dopo Silent Hill e Cimitero Vivente, in questi lidi si è pensato di affrontare It – Pagliaccio Assassino, miniserie in due puntate della ABC andata in onda per la prima volta nel novembre 1990. Come saprai, la miniserie è tratta dal romanzo It di Stephen King (e te pareva!), da molti ritenuto il suo capolavoro.
La Trama di IT – Pagliaccio Assassino
La storia verte attorno a sette amici provenienti dalla immaginaria città di Derry –chetelodicoafare nel Maine- ed è sviluppata alternando due differenti archi temporali:
1960
Il piccolo Georgie, uscito a giocare con la sua barchetta, viene attirato da un clown verso uno scolo, dove trova la morte. Nei giorni successivi diversi fatti anomali ed inquietanti coinvolgono il fratello di Georgie, Bill, ed i suoi amici Eddie e Ben. Ben è nuovo in città e viene subito preso di mira dal trio di bulli capitanato da Henry Bowers.
Bill, Eddie e Ben pianificano di costruire una piccola diga quando al gruppo si aggiungono Beverly, l’estroso Richie e l’introverso Stan. I sei ragazzi salvano Mike, in fuga da un’aggressione di Bowers e la sua banda, e tutti e sette fondano il Club dei Perdenti. Ad ognuno di loro accadono cose inspiegabili e terrificanti, legate alle loro più profonde paure.
Presto i ragazzi scoprono che It (pronome personale inglese che non dà indicazioni sul sesso) è il male atavico, un’entità che si risveglia ogni trent’anni per nutrirsi di paure e di bambini. It assume diverse forme, tra le quali quella del clown Pennywise.
Armati di Bev, fionda e “proiettili” d’argento, i sette decidono di affrontare il mostro nelle fogne, dove sembra rifugiarsi. Quello che non sanno, però, è che il trio di bulli li sta seguendo alla ricerca di vendetta. I sette riescono a ferire il pagliaccio, ma non essendo convinti della sua sconfitta, si promettono che semmai un giorno It dovesse tornare, lo affronterebbero nuovamente tutti assieme.
Usciti dalle fogne, Henry Bowers confessa gli omicidi, anche se non ne è colpevole.
1990
Mike è l’unico del Club dei Perdenti rimasto a Derry. Spetta a lui il gravoso compito di avvertire gli altri sei del ritorno di It. Purtroppo, però, non tutti avranno il coraggio di tornare nel Maine.
Ognuno ha la sua vita, adesso, anche se porta ancora dentro di sé le conseguenze di quanto accaduto. Ad accomunarli, oltre al vissuto comune, vi è un dettaglio: nessuno di loro ha avuto figli.
In particolare Bill, fratello di Georgie, è diventato un famoso scrittore. Il fatto che la sua opera principale si intitoli “The Glowing” (così simile per suono e significato a The Shining) lascia supporre che è proprio nel personaggio di Bill che Stephen King abbia rappresentato se stesso.
I sei, che adesso sono adulti, si trovano ancora una volta di fronte alle loro paure più profonde, ma sono ancor più determinati a sconfiggere It una volta per tutte.
Ventisette Anni Dopo
Nella vita reale non sono trascorsi i trent’anni riportati nella miniserie e manca poco ai ventisette raccontanti dal romanzo, ma mentirei se dicessi di aver rivisto It a distanza di così tanto tempo.
Quando uscì questa miniserie io ero una bambina ottenne cicciona. Non ricordo quand’è che arrivò in Italia, non ricordo quale fu la prima volta che lo vidi dall’inizio alla fine. Ricordo bene una cosa, però. Da piccola ne vidi un frammento, di sfuggita, di nascosto, e ne rimasi terrorizzata. Era la scena di Bev e del lavandino. Non era tanto l’orrore del sangue o delle voci a spaventarmi, quanto la paura di essere la sola a vedere qualcosa di orribile. Era la paura del vedere qualcosa di orribile e di non poter chiedere aiuto a chi avrebbe potuto fornirmelo.
Riflettendoci bene, quella paura era sempre stata lì. La scena di Bev e del lavandino la avevano solo portata a galla. Galleggiano tutti. È questo che fa It: prende le tue paure e dà loro delle dimensioni. È questo che ha fatto It (il film): ha portato in scena delle paure infantili (la mummia, il licantropo, il ragno, il pagliaccio) trasformandole in orrore universale. Ha rappresentato un gruppo di bambini per i quali gli adulti non sono d’aiuto (elemento quasi tipico della filmografia di quegli anni) ed ha lasciato che gli stessi bambini venissero perseguitati dalle stesse paure anche da adulti. Perché forse, in fondo in fondo, non si cresce mai. Perché forse, in fondo in fondo, l’unica cosa che può salvarci è l’affetto di chi abbiamo scelto di scegliere.
Il Contesto
Negli anni ’90 non c’erano né Netflix né i draghi in CGI. I film per la televisione erano i fratellini sfigati dei film veri e venivano prodotti con quattro cucuzze. Anche per questo chi vedesse oggi It per la prima volta non riuscirebbe a trattenere un sorrisetto di fronte agli effetti speciali utilizzati. A questo si aggiunge – purtroppo – una serie di errori imbarazzante, con tanto di ombre di microfoni e macchine da presa nell’inquadratura.
Forse non tutti sanno che inizialmente la regia di questa miniserie venne affidata a George A. Romero (♥). I produttori – ahinoi – fecero però dietrofront temendo che Georgino nostro, lavorando sul romanzo (ben più “tosto” e violento di ciò che poi ne è venuto fuori) ci desse troppo dentro con il gore.
Differenze con il Romanzo
Le differenze con l’omonimo romanzo di Stephen King (1986) non si contano. Vi è innanzitutto una edulcorazione di fondo, dovuta probabilmente alle esigenze televisive che mai e poi mai avrebbero tollerato – ad esempio – un rapporto sessuale tra dodicenni. Così il sesso diventa un bacetto, un braccio mozzato si trasforma in dissolvenza. Un padre ed un marito violento vengono liquidati in pochi istanti. Alcuni elementi scomodi, come l’omosessualità, vengono spazzati via. Anche parte della componente fantasy (la tartaruga, il Rito di Chüd) viene saltata a pie’ pari. Ciò che più salta all’occhio, però, è la versione addolcita del bullismo: nella miniserie Henry Bowers è un bulletto che nulla ha a che vedere con la perfidia morbosa del personaggio cartaceo. Inoltre il personaggio di Victor Criss, braccio destro di Henry nel romanzo, nella miniserie non compare.
Pennywise
Indipendentemente dal livello della miniserie, il personaggio di Pennywise, interpretato da un infinito Tim Curry, ha lasciato il segno. Secondo quanto raccontato dal resto del cast, la presenza di Curry truccato e vestito da Pennywise era sufficiente a destare ansia anche al di fuori delle riprese.
Costume e trucco variarono notevolmente dal concept alle riprese, tant’è che alcune delle prime immagini promozionali sembrano addirittura far riferimento ad un altro personaggio. Per la versione finale di Pennywise, il regista Tommy Lee Wallace raccontò di essersi ispirato a…
John Wayne Gacy
John Wayne Gacy è stato processato e condannato per 33 omicidi tra il 1972 ed il 1978. Nonostante i sospetti e le denunce, le indagini su di lui vennero costantemente deviate da due importanti fatti:
- era un imprenditore edile, il che gli permetteva di poter occultare facilmente i corpi delle vittime;
- era un membro stimato della comunità, attivo nel sociale, benvoluto da tutti. Tra il 1975 ed il 1976 fu molto attivo nel campo del volontariato: per conto di un’associazione (la Jolly Joker Clown Club) Gacy, vestito da clown, intratteneva i bambini durante manifestazioni e degenze in ospedale. Si disegnava da sé costume e trucco, tant’è che nel ’75 dette al proprio personaggio il nome di “Pogo The Clown”.
L’ossessione per i clown accompagnò Gacy anche in carcere, dove rimase dal 1980 al 1994, anno in cui venne giustiziato mediante iniezione letale. Durante i 14 anni di detenzione, Gacy imparò a dipingere. Il suo soggetto preferito era un clown dal volto triste, probabilmente proprio il suo Pogo. I suoi lavori sono stati in parte bruciati pubblicamente, in parte venduti per beneficenza.
Stephen King non lo ha mai confermato, ma è facile ipotizzare che per il suo romanzo (pubblicato nel 1986) abbia tratto ispirazione dalle (all’epoca recenti) vicende di John Wayne Gacy.
Jonathan Brandis
L’attore Jonathan Brandis si è suicidato nel 2003, impiccandosi nella sua casa di Los Angeles. Aveva appena 27 anni. Eh.
Interprete di Bill all’età di dodici anni in questa miniserie, Jonathan era stato uno dei bambini prodigio di Hollywood. Divenne famoso già all’età di cinque anni per la pubblicità di Fisher Price. Il suo primo ruolo -destino beffardo- fu nella soap opera americana intitolata Una Vita da Vivere. La mia generazione lo ha conosciuto anche per il ruolo di Bastian ne La Storia Infinita 2 (1990). Pare che il giovane fosse preda di una grave depressione, aggravata ovviamente dallo stress lavorativo. Secondo alcune fonti, Jonathan da adolescente ebbe un flirt con l’attrice Brittany Murphy, anche lei scomparsa prematuramente.
Il Reboot
Impossibile non saperlo: proprio in questi giorni sono in corso le riprese del remake che remake non è. Si tratta infatti di un reboot, una nuova trasposizione tratta dallo stesso materiale di partenza. Fermiamoci giusto un ultimo attimo per analizzare cosa è trapelato sino ad ora.
Nel settembre 2010 quel mattacchione di Guillermo del Toro si alza e dice di voler girare i remake di It e di Cimitero Vivente. Guillermino scherza, ma la Warner Bros lo prende sul serio e gli frega l’idea.
Nel 2012, infatti, la WB annuncia un nuovo adattamento in due parti del romanzo di King. A scrivere e dirigere viene chiamato quel geniaccio di Cary Fukunaga, noto per la regia della prima stagione di True Detective. Nel maggio 2015, però, il caro Cary abbandona il progetto. “Insanabili divergenze artistiche”, dice. “Ahi ahi”, dico io. Secondo quanto trapelato, infatti, la New Line Cinema (divisione della WB) voleva un film meno disturbante di quello sul quale Fukunaga stava lavorando.
La storia si ripete…
La regia passa quindi nelle mani di Andrés Muschietti. L’unico lungometraggio diretto da Muschietti sino ad ora (Mama – La Madre) è stato incoraggiato e prodotto da Guillermo Del Toro. E tuuutto torna. A giugno di quest’anno è stato infine annunciato il nuovo volto di Pennywise: Bill Skarsgård. Nei panni di Richie bambino ritroveremo Finn Wolfhard, appena visto in Stranger Things.
Il film sarà Rater-R, vietato i minori di 17 anni non accompagnati. Per ora la data d’uscita prevista è l’8 settembre 2017 negli States, il 19 ottobre da noi. Indovina un po’? Ventisette anni dopo questa piccola grande miniserie.
- Sceneggiatura
- Originalità
- Regia
- Fotografia
- Recitazione
- Cuore
Riassunto
It – Il Pagliaccio Assassino, miniserie in due episodi del 1990, si rivela un prodotto indimenticabile anche molti anni dopo l’uscita. Purtroppo, però, la sua forza è nell’idea di base (di Stephen King) più che nella realizzazione vera e propria, che rimane goffa e piena di errori.
User Review
(clicca sulle stelline per votare)
( votes)IT – Pagliaccio Assassino (U.S.A. – Canada, 1990)
- Regia: Tommy Lee Wallace
- Soggetto: Stephen King (romanzo)
- Sceneggiatura: Lawrence D. Cohen e Tommy Lee Wallace
- Fotografia: Richard Leiterman
- Montaggio: David Blangsted e Robert F. Shurge
- Musiche: Richard Bellis
- Cast: Tim Curry, Richard Thomas, Jonathan Brandis, John Ritter, Annette O’Toole, Emily Perkins, Dennis Christopher, Harry Anderson, Tim Reid et al.
- Genere: horror, beep beep Richie
- Prima TV in U.S.A.: 18-20 novembre 1990, ABC
- Prima TV in Italia: 21-22 febbraio 1993, Canale 5
- Se ti piace guarda anche: Clown (2014), American Horror Story: Freak Show (2014/15), Stranger Things (2016).
Notte Horror on the Blog 2016
5 luglio 2016
Ore 21: Solaris – Funny Games
Ore 23: Recensioni Ribelli – Milo
12 luglio 2016
Ore 21: In Central Perk – Scream
Ore 23: The Obsidian Mirror – The Whisperer in Darkness
19 luglio 2016
Ore 21: Combinazione Casuale – Frailty
Ore 23: Director’s Cult – Nightmare – Dal Profondo della Nottee
26 luglio 2016
Ore 21: Il Bollalmanacco di Cinema – Waxwork
Ore 23: Cinquecento Film Insieme – La Terra dei Morti Viventi
2 agosto 2016
Ore 21: Non c’è Paragone – …e Tu Vivrai nel Terrore! L’Aldilà
Ore 23: La Bara Volante – Killer Klowns From Outer Space
9 agosto 2016
Ore 21: White Russian – Cabal
Ore 23: Pensieri Cannibali – Profondo Rosso
16 agosto 2016
Ore 21: Mari’s Red Room – Candyman
Ore 23: Delicatamente Perfido – It
23 agosto 2016
Ore 21: Cuore di Celluloide – Il Ritorno dei Morti Viventi
Ore 22: Pietro Saba World – The Faculty
Ore 23: La Stanza di Gordie – Piranha
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Recensione pazzesca per un film che non sono ancora riuscito a vedere, nonostante non ami per nulla King, ma mi piacciano le sue trasposizioni. Spero quando lo vedró di non ridere troppo dei difetti
Pagherei per avere la tua opinione! Chissà come deve essere vederlo da “grande” per la prima volta… Qualche risata ti scapperà di sicuro, ma magari Pennywise tirerà comunque fuori il bambino spaventato che è in te. 🙂
Fantastico post su un film che malgrado i difetti e le (grosse) differenze con il libro per una generazione è stato quasi un rito di coraggio, Tommy Lee Wallace amicone e collaboratore di John Carpenter non ha la stessa magia, alla fine di davvero memorabile abbiamo la prova di Tim Curry, che manda a segno il suo secondo personaggio simbolo in carriera 😉 Di nuovo complimenti, gran bel post! Cheers
È vero: vedere It per noi pischelli era tipo la prova di coraggio per entrare nella confraternita degli amanti dell’horror. Forse Tommy Lee Wallace ha fatto tutto quello che poteva fare, ma di sicuro Tim Curry ha fatto mooolto di più!
Grazie infinite! 🙂
Tesoro volevo leggere e postare sul mio blog (vedrò di fare qualcosa per evitare clown malefici), ma la mia fobia per i clown non me lo permette, perdonami! >_<
Ahahah! Non preoccuparti, ti capisco: Tim Curry ha tirato su un’intera generazione di coulrofobici. 🙂
Uno di quei film che gli appassionati guardano un po’ con gli occhiali rosa (ma tu no).
Odio dire il libro però è meglio, però il libro è meglio.
Ma cento volte. Anzi, la miniserie non mi ha mai entusiasmato: salvo il grande Curry.
Che ben venga il remake, che remake non è. Ufficialmente è il primo film, no? 🙂
Nel mentre, casomai, mi rileggo il libro: saranno passati dieci anni.
Il che vuol dire che ne avevo dodici, e di certo non avevo tanto l’età.
Boh, remake, reboot… forse “nuova trasposizione in due atti” sarebbe la definizione migliore, ma è troppo lunga. 🙂 Solitamente non mi entusiasmano queste operazioni, ma in questo caso non sto nella pelle.
Anch’io voglio rileggere il romanzo. L’età la avevo, ma lo lessi a spizzichi e bocconi solo dopo aver visto questa miniserie… Quel manualone da oltre 1000 pagine merita decisamente una vera lettura.
Una recensione davvero eccezionale…la trama comunque non è spettacolare, sopratutto la seconda parte ma in generale buona. A me la scena più inquietante è quella del lago..mi ha sempre spaventato perché lugubre e nera. Per quanto riguarda il remake sono molto dubbioso…e non parte con ottimi presupposti vedendo la prima immagine, ma chissà, potrebbe anche sorprendere 😉
Grazie mille!
Proprio ieri è stata diffusa online una nuova immagine di Pennywise, le cui sembianze (come avvenne nel ’90) continuano a cambiare.
Come dicevo a Mr. Ink qui su, di solito remake e rebook non mi entuasiasmano, in questo caso però sono molto molto curiosa, proprio perché questa miniserie venne prodotta con pochi mezzi e mi sono sempre chiesta cosa si sarebbe potuto fare senza limiti televisivi, moralistici e di budget. Vedremo se la New Line Cinema e Muschietti avranno il coraggio di osare.
“IT” è stata la prima mia grande paura dell’infanzia… Quel clown mi sconvolse 😀
Oggi fa parte nel mio bagaglio pop… Di fondo mi è servito conoscerlo!
Ti capisco. Io ancora guardo con sospetto i palloncini… 🙂
Quando è uscito questo film ero già grandicello, avevo 15 anni, e io l’ho visto qualche anno dopo, quando ormai, l’horror era il mio pane quotidiano, motivo per cui, oltre al mio amore viscerale per il romanzo di King, non sono riuscito a farmi piacere molto questa versione troppo edulcorata del capolavoro del Maestro…Tuttavia Tim Curry è un Pennywise perfetto ed è una delle poche cose che salvo del film…in ogni caso complimenti per la bella e precisa recensione…
Grazie mille!
Beh, sì, immagino che non riservasse soddisfazioni vederlo con gli occhi pieni di quello che il cinema offriva nella stessa epoca (Misery Non Deve Morire, Dracula di Bram Stoker, persino Il Silenzio degli Innocenti, solo per dirne alcuni).
Forse la sua fortuna è stata proprio questa: per me e per molti altri ha rappresentato un rito di iniziazione, una sorta di “il primo horror non si scorda mai”. Rivederlo adesso, infatti, con tutta quell’enfasi e tutti quegli errori, mi ha fatto quasi tenerezza.
Ahimé piuttosto bruttino, lo ricordiamo ancora con nostalgia perché ai tempi i pagliacci ci mettevano paura e Curry è sensazionale, ma rivisto ora è veramente mediocre…
Caspita che post! Complimenti. It è stato il primo vero libro che ho letto nella mia inutile esistenza (andavo in quinta elementare) e devo dire che mi ha cambiato la vita. Nel senso che mi ha fatto venir voglia di leggere. Ma a parte queste mie non richieste note biografiche avevo acquistato la VHS della mini-serie ma è stata una delusione cocente ed indecente. Tim Curry però era fantastico. Davvero difficile tradurre per immagini un romanzo così pregnante. A giudicare dalle prime immagini del remake le aspettative si abbassano. Questo nuovo Pennywise sembra venuto fuori da Twilight!
Beh, che dire? Fantastico! Il tuo è di gran lunga il migliore articolo di questa stagione Notte Horror! Tra l’alto non è nemmeno facile scrivere di IT senza scendere nelle ovvietà e tu ci sei riuscita alla grande. Bellissima quella nota su Gacy, che non conoscevo (e mano male, perché se avessi saputo che poteva esserci del vero non sarei riuscito a leggere il romanzo nello stesso modo).
Non starò a dire che il libro è meglio del film, perché si sicuro te lo avranno già detto in centomila, ma ho grandi aspettative sul remake.