Specchio Specchio delle Mie Braghe
Dai galeoni fantasma alle case stregate, dagli alberghi infestati alle bambole possedute, le leggende ci hanno raccontato di innumerevoli oggetti maledetti, ma nessuno risulta inquietante come lo specchio. Un antico specchio, un precipitato di argento ridotto, che invece di riprodurre l’immagine speculare di ciò che lo affronta, riproduce un’altra realtà, un’altra dimensione, un’entità malefica. Un’idea già sfruttata in passato nel cinema e che potrebbe comunque dar vita a tante pellicole differentemente angoscianti, che però in Oculus sfugge di mano e finisce per annoiare.
Kaylie e Tim Russell sono due fratelli che durante la loro infanzia hanno dovuto fronteggiare quello specchio, ricevendone un’immagine diametralmente opposta: dopo la morte dei genitori, Tim (Brenton Thwaites), accusato di aver ucciso il padre, ha trascorso undici anni in un ospedale psichiatrico per rielaborare il lutto e superare la sua colpevolezza. Kaylie (Karen Gillan) in quegli stessi undici anni non ha superato e rielaborato nulla, ma ha indagato sulle numerose morti sospette verificatisi in presenza dello specchio e ha covato vendetta al punto tale da escogitare, nei minimi dettagli, un piano per riappropriarsene e distruggerlo. Il ricongiungimento dei due porterà Tim a cedere alle intenzioni della sorella ed a ricordare l’accaduto.
Nella sua narrazione, Oculus si svolge (o si avvolge?) su due piani temporali: il presente, nel quale Kaylie e Tim sono rinchiusi nella casa paterna a tu per tu con lo specchio, ed il passato, nel quale i due, bambini, in quella stessa casa, hanno assistito alle torture subite dalla madre (Katee Sackhoff), alla crescente follia del padre (Rory Cochrane) ed ai poteri deformanti e maledetti dello specchio. Un inizio in sordina, un corpo centrale noioso e per nulla originale, un finale interessante e crudele come piace a noi. Ma possono dieci minuti risollevare un’intera pellicola?
No. Oculus, il film, è in realtà la trasposizione del cortometraggio Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan del 2006 dello stesso Mike Flanagan (qui il trailer) e, come accadde lo scorso anno con Mama di Muschietti – anch’esso sviluppato a partire da un corto del regista – il peso del fattore “allunghiamo il brodo” finisce solo per annacquare la storia, distruggendone il sapore originario. Se però Mama (2013) riusciva a mantenere un primo tempo degno di rispetto e cagasottazione, Oculus, nei suoi 104 minuti di durata, non riesce e non vuole lasciare un segno.
“Il film più spaventoso dopo L’Evocazione – The Conjuring” recita il trailer italiano. Potrei star qui a scrivere per ore di quanto The Conjuring (2013) non corrisponda al mio ideale di “spaventoso”, di come l’accostamento più lecito nell’analisi del contrasto Male vs tecnologia sarebbe stato con Blair Witch 2 (Il Libro Segreto delle Streghe) e di come, se devi spararla grossa, allora osa e sparala grossa grossa per davvero. Il guaio è che Oculus non solo non propone niente di nuovo, ma sembrerebbe rifiutarsi di spaventare: misteriose figure sdentate con gli occhi sbrilluccicosi fuoriescono dallo specchio mentre i protagonisti, mangiando lampadine, si ritrovano a non avere il controllo del proprio corpo e della propria mente. Anche l’aspetto psicologico – basato sul dualismo fenomeno sovrannaturale contro memoria selettiva, che avrebbe innalzato non di poco il livello della pellicola – viene (troppo) presto abbandonato in favore della totale fiducia nelle capacità malevole dello specchio. E non c’è thriller psicologico senza dualismo, non c’è horror senza paura.
Quanto avrei voluto un malsano e devastante risvolto da violenza domestica.
Quanto avrei voluto quell’originario finale di Paranormal Activity che si ostinano a negarci.
Oculus (U.S.A. 2013)
Regia: Mike Flanagan
Sceneggiatura: Mike Flanagan e Jeff Howard
Cast: Karen Gillan, Brenton Thwaites, Rory Cochrane, Katee Sackhoff
Genere: horror col Dimognio nello specchio
Titolo italiano: Oculus – Il riflesso del male
Data d’uscita italiana: 10 aprile 2014
Se (proprio) ti piace guarda anche:
Blair Witch 2 (2000), Mama (2013), The Conjuring (2013)
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Tanto, troppo rumore per nulla. E non mi riferisco agli "strilloni" delle pubblicità, ma anche ai critici cinematografici nostrani. Tutta 'sta bellezza, come te, non l'ho vista. Per me è sul sei, ma stiracchiato. Mi è piaciuto il voler esplorare la psiche dei protagonisti come fosse parte di una casa fantasma, quasi, e ho trovato veramente impressionante il lavoraccio che deve nascondersi dietro un montaggio così accurato, però basta. Solita cosa già vista, solo con attori un tantino più discreti del solite. Due belle facce nuove, stop. L'horror o mi deve spaventare, o mi deve divertire. Oculus non ha fatto né l'una, né l'altra cosa.
Eppure a me è piaciuto molto, come avrai letto nella mia recensione. Intanto mi fa piacere conoscerti. Ti linko certamente, da me. A presto e complimenti per il blog, nonchè per l'ironica autopresentazione ("Semmai solo una testata"):)
Già, come ho scritto anche da te, ho trovato più affascinante la tua recensione del film stesso… Pazienza. Complimenti a te per i tuoi post approfonditi e perfettamente contestualizzati. Ti linko anch'io con piacere. Troveremo qualcosa su cui essere d'accordo, spero. 🙂
Per nulla d'accordo: Oculus è originalissimo proprio nel suo rifiutare gli spaventi e nel suo volersi concentrare su altro. A lui non frega nulla dello specchio e delle presenze, a lui interessa degli effetti che questi elementi hanno sui protagonisti. E poi la critica all'horror contemporaneo (incluso il mokumentary) sono da lodare, secondo me. Detto questo, rimane una regia pazzesca e un montaggio da dio. Mi spiace che non ti sia piaciuto ma capita 🙂
Credimi, dispiace anche a me… Oltre al montaggio che sarebbe effettivamente da premiare, ci sono alcune scene davvero riuscitissime nel loro intento: la lampadina (ahimé, già visionata nel trailer) o la piccola Kaylie che, per proteggere il fratellino, gli ordina di correre non appena lei aprirà la porta. Però, il sapore di questi aspetti è stato diluito dal "polpettone" generale. Onestamente mi sto ancora chiedendo perché ci abbiano piazzato le presenze sdentate con gli occhi sbrilluccicosi… Perché? A cosa servono?