Cronaca di Una Sorte Annunciata
In una scena una malcapitata spalla chiede a Zalone “di krill chi si nutre?” e il personaggio della ragazza istruita, sensibile ed intelligente onnipresente indica, dalle spalle dell’interrogatore, il poster con una foca. Zalone risponde “la foca” non appena la camera si sposta pedissequamente dall’inquadratura A all’inquadratura B. Ma nelle sequenze antecedenti ci avete fatto vedere che accanto al poster della foca c’è il classico quadro con l’immagine del Presidente della Repubblica. La battuta ve la siete bruciata: è ovvio che quando la camera passerà scolasticamente di nuovo da A a B, a qualsiasi domanda della momentanea spalla il comico pugliese risponderà “Mattarella”. Ve la siete giocata male regà, non può far ridere.
E invece la sala viene giù.
Ho visto Quo Vado? e l’ho visto pagando. Ho visto Quo Vado? sapendo che i miei punti di riferimento contemporanei in quanto ad ironia sono Edgar Wright, Kevin Smith e i Coen. Ho visto Quo Vado? cosciente del fatto che non avrei riso a parolacce e pugnette. Ho visto Quo Vado? dopo aver liberato la mente dalle polemiche sull’occupazione delle sale e quelle sulla distribuzione della Medusa, che è di Mediaset Group, che è di Abberlusconi. Ho visto Quo Vado? con le migliori intenzioni, ma nessun buon proposito avrebbe mai potuto prepararmi a quello che avrei visto e sentito negli ottantasei minuti successivi.
Perché?
Perché se prendiamo un video a caso dei The Pills o dei The Jackal, troviamo più cura nella regia e nel montaggio di quanta ne abbiano messa Gennaro Nunziante e la sua allegra crew in questo lavoro.
Perché gli intellettualoidi se la prendono con Frank Matano & Co. (e fanno bene, perché non si scoreggia nei parchi), ma poi osannano questa roba qui, che è giusto un po’ più elaborata e molto più pretenziosa.
Perché, come scritto qui e nella colonna a destra, “non capisco niente”, ma so riconoscere una camera a mano interposta nella pedestre staticità alla cazzo di orso polare (questa piacerà, me lo sento).
Perché se una battuta viene sottolineata due volte, mentre decresce la stima che gli sceneggiatori hanno nei propri spettatori, anche l’eventuale sorriso iniziale si spegne.
Perché è la quarta volta che viene raccontata la stessa storia.
Perché dicono che Quo Vado? parli al popolo, ma paradossalmente mi ritrovo ad avere più stima e rispetto e considerazione io di quel popolo di quanta ne abbia la gente dietro questo progetto. E perché evidentemente mi sbaglio.
Perché se davvero ha così successo la parodia dell’italiano medio, allora qualcuno deve spiegarmi perché il film di Maccio Capatonda dello scorso anno non ha fatto trenta milioni di incassi. Davvero. Durante quegli ottantasei interminabili minuti non ho potuto non chiedermelo. Perché Zalone sì e Maccio no? Eppure c’erano parolacce e volgarità assortite anche in Italiano Medio.
E bada bene, io non me la prendo con Nunziante, Zalone e tutto il cucuzzaro: hanno trovato il modo di fare (e di far fare) i soldi; fossi in loro una boiata del genere la farei uscire ogni sei mesi. Io me la prendo con te, con te che entri in una sala cinematografica di rado e scegli di vedere proprio Zalone.
Vai al cinema una volta all’anno? Ok, non devi per forza avere le mie stesse passioni, ci mancherebbe. E poi il biglietto costa e il tempo non basta mai, hai ragione.
Vai al cinema per divertirti? Per staccare dalla triste realtà e passare un’oretta spensieratamente? Fai bene, è giusto. Non devi per forza supparti Lars Von Trier e Terrence Malick. A volte persino io eviterei di farlo, credimi.
Ma spiegami perché Zalone sì e Maccio no.
Perché se non me lo spieghi tu, provo a spiegartelo io.
Perché Italiano Medio era pieno di “scopare” e “ce l’ho buttata”, ma raccontava l’infanzia del piccolo Giulio Verme parodizzando la regia di Wes Anderson. Perché il film di Maccio Capatonda traeva spunto da Limitless e Lucy, con quelle facoltà mentali alterate dalle droghe tanto in voga negli States. Perché nel finale Italiano Medio tirava in ballo Masterpiece, una trasmissione di Rai 3 sugli aspiranti scrittori. Quindi se da un lato il film di Maccio ti avrebbe fatto ridere con i suoi “papà, mi sono cacato sopra”, dall’altro ti avrebbe portato a farti delle domande, a chiederti quale fosse il riferimento usato, addirittura a pensare.
E invece Zalone e Nunziante non ti fanno pensare a niente. Fanno questa satirella buonista che alla fin fine non colpisce nessuno, tenera, mansueta, addomesticata.
Ma davvero non ti offende che ti ripetano due volte la stessa battuta, come se non fossi stato in grado di capirla la prima volta?
Quo Vado (Italia 2016)
Regia: Gennaro Nunziante
Soggetto e Sceneggiatura: Gennaro Nunziante e Checco Zalone
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Luca Medici
Cast: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Lino Banfi et al.
Genere: commedia, povera Italia
Data d’uscita italiana: 1 gennaio 2016
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Vedo amici cadere sotto le grinfie di Zalone, almeno tu ti sei lanciata armata di raziocinio, il discorso che fai è sensato, Maccio è fin troppo furbo (nella sua scemeria voluta) per il pubblico, è chiaro che poi dietro a questo film ci sia la volontà di osannarlo a tutti i costi, non si spiegherebbe altrimenti il monopolio delle sale cinematografiche. Cheers! 😉
Io credo che anche Nunziante e Zalone siano due furbacchioni, anche più di Maccio Capatonda (se è possibile). Eppure il risultato è completamente diverso: Maccio accontenta quasi tutti ma non fa scalpore, Nunzalone scontenta una buona fetta di pubblico ma fa incassi record. Purtroppo non ho studiato psicologia come Chad Radwell, è normale che non capisca. 😀
E' la migliore critica che ho visto su questo film.
Concordo sull'illusione del "sentirsi un uomo/donna migliore" che lascia questo tipo di film. Anch'io ho sentito frasi del tipo: "Adesso sono diverso, adesso capisco", dopo esser uscito dalla sala.
Zalone dovrebbe evolversi, sono quattro anni che ci dice le stesse cose.
Grazie mille Marco.
Per fortuna non mi è capitato di sentir dire "adesso capisco" o "mi sento migliore". Ho invece sentito dire che "quell'umorismo non è per tutti". Vorrei venga messo a verbale che non ho reagito in maniera violenta. 🙂
Messo a verbale XD
Premesso che sono abbastanza d'accordo su tutto.
Premesso che con Zalone ci ho provato e, niente, non è andata bene.
Premesso che per quello che ho appena detto il film non lo vedrò
Premesso tutto questo, bisognerebbe, secondo me, non ignorare due cose:
1) troppa gente, troppa, perchè il fenomeno sia liquidato con il numero spropositato di copie (dietro le quali non c'è nessun complotto, è una semplice regola di mercato). Ci deve essere un qualche motivo di carattere antropologico profondo che personalmente non capisco e che non è di sicuro immediato.
2) Tutti questi quattrini fanno solo bene. Chi ama il Cinema dovrebbe essere contento. Se non per la Medusa (che comunque distribuisce anche roba buona), almeno per le sale che respirano un pochetto.
Per il resto, brava come sempre.
Ciao Allan. Innanzitutto grazie.
Ti do piena ragione su tutta la linea. Chi non vuole vedere il film sceglie semplicemente di non andare al cinema. In questo caso però quasi un italiano su dieci ha deciso (volontariamente) di vedere Quo Vado?. Il motivo c'è (perché deve esserci), ma sfugge anche a me.
È vero, a volte ci facciamo prendere dallo sdegno e dimentichiamo che quei quattrini tricolore potrebbero essere reinvestiti per produrre qualcosa che altrimenti non vedrebbe la luce. Nel mio immaginario romantico spero che le cose vadano così. D'altra parte… da dov'è che "nascono i fior"? 🙂
Bella analisi, anche se penso che di Zalone se ne stia parlando troppo, sia nel bene che nel male. A me come comico non piace e questo mi ha spinto a non vedere i suoi film, quindi non li critico, però mi ha messo curiosità il paragone con Maccio.
Il paragone con Maccio è inevitabile: entrambi i film puntano il dito sull'italiano medio, ma evidentemente (ed a giudicare dagli incassi) lo fanno in maniera diversa. I primi sketch di Zalone mi divertivano anche, ma a) questo è (o dovrebbe essere) cinema e utilizzare quindi un linguaggio diverso e b) sono pugliese, non è colpa mia. 😀
Grazie di cuore!