The Revenant (2015, Alejandro G. Iñárritu)

 

As Long As You Can Still Grab a Breath, You Fight.

 

Il messicano Alejandro González Iñárritu, classe 1963, divide il pubblico ma non la critica: l’Oscar vinto lo scorso anno per Birdman e il Globe già portato a casa per The Revenant lo rendono, secondo le giurie, il miglior regista sulla piazza. Come per molti dei suoi lavori, anche per questo Ritornatore c’è stata l’ondata inneggiante al capolavoro, seguita dalla pericolosa risacca, quel “sì, è bello, però…”. In aggiunta ci sono state le critiche dei lettori (il film è tratto dal romanzo di Michael Punke The Revenant: A Novel of Revenge), che dalla loro lamentano una rappresentazione forzata e poco fedele. Lo vince DiCaprio l’Oscar? No, secondo me no. Sì, ma com’è ‘sto Ritornatore? È freddo, freddissimo. È il primo film che passa direttamente dal 2D al 4D.

Gallipoli. Luglio 2015.

 

Hugh Glass (DiCaprio) è un trapper, una via di mezzo tra un tour operator ed un navigatore GPS dell’800, assunto come guida per una battuta di caccia alla ricerca di pelli e pellicce. Il suo accampamento viene attaccato da un gruppo di Ree (o Arikaree, una tribù di nativi americani) in un tipo di scena che abbiamo visto decine di altre volte, ma mai in maniera così vivida e violenta. Gli spazi sono aperti, i toni sono freddi, il sonoro si confonde con gli spari.

 

Dodici uomini sopravvivono all’attacco riparandosi su di un battello, che ben presto sono costretti ad abbandonare in quanto facile bersaglio per un eventuale secondo attacco. Il gruppo decide quindi di nascondere il pellame e di proseguire a piedi. Sulla via del ritorno Glass viene attaccato da una femmina di orso grizzly ed inspiegabilmente non muore. Incapace di reggere il passo, viene lasciato indietro dai compagni: il capitano Henry (Domhnall Gleeson), dietro ricompensa, incarica Fitzgerald (Hardy), Bridger (Will Poulter) ed il figlio dello stesso Glass di fornire al povero GPS ottocentesco un’adeguata sepoltura quando sarà il momento. Fitzgerarld però non capisce bene questa cosa del “momento” e invece di rispettare gli accordi presi, abbandona Glass dopo averne ucciso il figlio. Glass inspiegabilmente non muore RELOAD e si mette in marcia tutto acciaccato per cercare vendetta.

 

Questa è per sommi capi la storia dietro The Revenant e, sebbene la sceneggiatura sia ben limata e razionale (c’è un movente dietro l’attacco dei Ree, c’è un motivo per ogni cosa), non è certo la trama di per sé a reggere l’intero film. Ciò che rende la pellicola del regista circonflesso imperdibile infatti non è il cosa, ma il come. Violenza e sofferenza qui diventano tangibili a cominciare dall’attacco dell’orso, di una brutalità che invade lo schermo. Non importa quanto questo sia grande: non c’è modo di non guardare, non c’è modo di non soffrire.

 

I “però” mossi alla pellicola riguardano una certa freddezza (emotiva) di fondo. Il guaio è che il sentire sul proprio corpo l’agonia rappresentata è una questione squisitamente personale: io ho sofferto assieme a Glass, ho sentito le sue ferite, ho percepito la sua fame, ma il fatto che qualcun altro non abbia provato lo stesso turbamento non costituisce certo una mancanza di sensibilità. Il tipo di coinvolgimento è soggettivo, come di conseguenza è soggettivo il parere che si può avere su di una pellicola che basa il suo impatto emotivo su questo aspetto. Tuttavia la mia suggestione è durata giusto il tempo della pellicola, a differenza, ad esempio, del dolore fisico che ancora mi pervade se ripenso ai nervi del braccio di James Franco in 127 Ore, ma questa è un’altra storia.

 

Otranto. Agosto 2015.

 

In un certo senso concordo con chi parla di freddezza, perché quello che invece mi è rimasto addosso per ore, per giorni, è il freddo (sensoriale). The Revenant si appoggia a campi aperti e innevati, sfrutta questa natura così meravigliosa ed ostile per attraversare lo schermo, per portare quel ghiaccio, quella neve, quella glaciale solitudine all’interno del tuo midollo osseo. D’altra parte questo effetto è stato in qualche modo pilotato: secondo quanto riportato, Iñárritu ed Emmanuel Lubezki (direttore della fotografia che da solo vale un film), hanno preteso che le riprese avvenissero nelle prime ore del mattino, quando – come ogni fotografo sa – la luce naturale dona a tutto ciò che tocca un che di mistico. La pellicola è stata girata per lo più in Canada (nella Columbia Britannica), dove le temperature possono scendere al di sotto dei -30° C. DiCaprio non simulava bene la tosse: aveva davvero febbre e broncopolmonite; DiCaprio non è un bravo attore: è che hanno tentato di ucciderlo.

 

Al di là dell’amor di battuta, va da sé che una pellicola del genere senza degli interpreti “grossi” sarebbe stata del tutto vana. Ed infatti Leonardo DiCaprio ci mette l’impossibile, ma gli abbiamo già visto addirittura fare di meglio e non è questo il ruolo in cui supera se stesso; cosa che in sé non vuol dir niente, dato che, Oscar o non Oscar, il giovanotto con gli antenati italiani fa parte della storia del cinema e non c’è anno in cui, nella rosa delle migliori pellicole, non compaia tra i protagonisti. Forse ancor più “grosso” di DiCaprio qui è Tom Hardy, interprete di Fitzgerald, che tira fuori un concentrato di avidità ed egoismo che sarebbe facilmente potuto diventare una macchietta.

 

Tuttavia mi è mancata – e me ne dispiaccio come fosse colpa mia – la percezione del senso di vendetta di Glass: il suo cammino sofferto e la sua necessità di sopravvivere sono dovuti alla sete di vendetta per l’enorme torto subito. Eppure a me – per usare un orribile linguaggio da talent – questo moto viscerale non è arrivato. Quel “finché hai respiro, combatti”, a differenza del freddo, è rimasto incastrato tra me e lo schermo. Alla fin fine poco importa, perché The Revenant, nel suo essere estremo e suggestivo, raggiunge comunque il suo scopo, ovvero raccontare come sia feroce ed al contempo saggia la natura, anche quella umana.

 

C’è solo un’ultima cosa sulla quale dovremmo riflettere: secondo le varie giurie, i film più riusciti dell’annata si intitolano Redivivo e Sopravvissuto (The Martian). Da questo punto di vista non siamo messi tanto bene, vero?

 

 

 

 

Post Correlati:

 

 

The Revenant / Revenant – Redivivo (U.S.A. 2015)
Regia: Alejandro González Iñárritu
Basato su: The Revenant: A Novel of Revenge di Michael Punke
Sceneggiatura: Alejandro G. Iñárritu e Mark L. Smith
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Stephen Mirrione
Musiche: Ryūichi Sakamoto, Carsten Nicolai e Bryce Dessner
Cast: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson et al.
Genere: drammatico, avventura, marò ma lu friddu
Data d’uscita italiana: 16 gennaio 2016
Se ti piace guarda anche:
Grizzly Man (2005), Into the Wild (2007), 127 Ore (2010).

 

Riconoscimenti e Nomination
Golden Globes Awards 2016
(Qui le nomination)
Miglior Film DrammaticoVincitore
RegiaVincitore
Attore – Film Drammatico
(Leonardo DiCaprio)
Vincitore
Colonna Sonora OriginaleNominato
BAFTA – British Academy Film Awards 2016
(Qui le nomination)
Miglior FilmCandidato
RegiaCandidato
FotografiaCandidato
Attore Protagonista (DiCaprio)Candidato
Colonna SonoraCandidato
MontaggioCandidato
SonoroCandidato
TruccoCandidato
OSCAR – Academy Awards 2016
(Qui le nomination)
Miglior FilmCandidato
RegiaCandidato
FotografiaCandidato
Attore Protagonista (DiCaprio)Candidato
Attore Non Protagonista
(Tom Hardy)
Candidato
MontaggioCandidato
SonoroCandidato
Montaggio SonoroCandidato
ScenografiaCandidato
Acconciature e TruccoCandidato
CostumiCandidato
Effetti SpecialiCandidato

 

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12 commenti

    • StepHania Loop 27/01/2016
  1. James Ford 25/01/2016
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