The Exorcist, la recensione della prima stagione che, contro ogni previsione, fa il diavolo a quattro e dimostra che è possibile rendere omaggio ad un capolavoro senza tentare di imitarlo
In questi lidi quest’anno non ci sarà un classificone, dato che sono troppe le serie televisive che non ho avuto modo di seguire. Tuttavia, se dovessi decidere di buttarlo giù, istituirei un premio apposito per The Exorcist. Nella stagione televisiva che volge al termine, infatti, è stata proprio questa serie della FOX a tenermi incollata allo schermo. Non Westworld. Mica American Horror Story. Neanche Gilmore Girls. No. È stata The Exorcist, la novità sulla quale non avrei scommesso un cetriolo e invece.
Non che la serie ideata e scritta da Slater sia esente da difetti, ovviamente. Eppure The Exorcist riesce ad ispirarsi ed omaggiare il film capolavoro L’Esorcista senza risultare boriosa, pedissequa o incompleta. Ti tiene incollato allo schermo, ti sfida ad aspettarti quella scena, ti costringe a fare un tifo sfegatato sino all’ultimo, nonostante lo scivolone…
La solita padellata di fatti miei (sul romanzo)
Il romanzo L’Esorcista di William Peter Blatty è stato il primo romanzo horror che abbia mai letto. Era il 1994. Avevo dodici anni, come Regan. Ne trovai una copia in cantina. No, non era scritta col sangue, non ti sto prendendo in giro. Costava 750 lire, quell’edizione del 1974. La conservo ancora, gelosamente. Maniacalmente. Però adesso ho anche una gatta che si chiama Pazuzu e sì, credo che non le dispiaccia.
… Or mentre Egli scendeva a terra, gli venne incontro dalla città un uomo posseduto dai demoni… Spesse volte, infatti, il demonio si era impadronito di lui e la gente lo aveva legato con catene e ceppi per proteggerlo, ma quegli, spezzati i legami… Allora Gesù lo interrogò: «Che nome hai?». Quegli disse: «Legione…».
Vangelo secondo Luca 8: 27-30
James Torello: Jackson è stato appeso a un gancio da macellaio. Il gancio s’è piegato, tanto quello era pesante. È rimasto là penzoloni tre giorni, prima di crepare.
Frank Buccieri (tra scoppi di risa): Jackie dovevi vederlo, un elefante, pareva. E quando Jimmy lo stuzzicava con quel punteruolo elettrico…
Torello (eccitatissimo) : Quello sbatteva di qua e di là, appeso al gancio, Jackie. Noi a buttargli addosso dell’acqua per fargli sentire di più la scossa, e lui a gridare…
Brano di una conversazione telefonica tra affiliati di Cosa Nostra, intercettata dall’FBI e riferentesi all’assassinio di William Jackson.
… Per alcune delle azioni commesse dai comunisti non esiste altra spiegazione. Come quel prete con dodici chiodi piantati nel cranio… E quei sette bambini e il loro maestro. Stavano recitando il paternostro, quando i soldati li trovarono. Uno dei soldati sfoderò la baionetta e trinciò via la lingua al maestro. L’altro prese dei bastoncini d’avorio usati dai cinesi come posate e li infilò nelle orecchie dei bambini. Sotto quale aspetto si possono considerare casi del genere?
Dr. Tom Dooley
Ho colto il vero significato di queste righe, antecedenti al prologo, molti, troppi anni dopo. Lì per lì lo lessi come un bambino guarda un film dell’orrore, con sugli occhi le mani dischiuse giusto quel tanto da lasciarlo guardare. Lo chiudevo quando la paura era troppa, lo nascondevo per non vederne la copertina gialla. Poi, puntualmente, ci ritornavo. Perché -scoprii allora- è questo che l’amore per l’horror ti fa fare: ti costringe a sfidare te stesso, ti forza ad andare avanti sapendo che quell’andare avanti potrebbe toglierti il sonno. E ne persi, di nottate di sonno, a dodici anni.
L’Esorcista -il libro- è stato il mio primo amore in campo horror. E come hanno scritto migliaia di poetucoli e Fabi Voli, il primo amore non si scorda mai. Ho cercato quel brivido in mille libri e altrettanti film, ma per quanto in questo momento mi stia sforzando di ricordare non mi pare di averlo più trovato.
Il film di William Friedkin
Vidi per la prima volta il film diretto da Friedkin e sceneggiato dallo stesso Blatty molti anni dopo la sua uscita, per forza di cose (non c’ero). Non vissi l’enorme fenomeno mediatico che ne accompagnò l’uscita, anche se tuttora se ne vede lo strascico. Gli aneddoti, gli incidenti (tragici) sul set e le conseguenze generate dalla pellicola originale meriterebbero un post a parte, ma ci sono due cose che vorrei dire a riguardo.
- Il film non mi fece tutta quella paura. Avevo già letto il romanzo, conoscevo già ogni risvolto e nella mia mente avevo girato sequenze ancor più cupe e spaventose di quelle che William Friedkin -sempre sia lodato- potesse realizzare con le tecnologie dell’epoca. Immagino che un adolescente che si accosti oggi per la prima volta al film L’Esorcista, dopo aver sguazzato nelle pozze di James Wan e compagnia bella, non ne uscirebbe traumatizzato come un ragazzino del 1973. Anche per questo…
- Mi sono spesso chiesta come mai, nel marasma di remake e reboot degli ultimi anni, nessuno avesse ancora messo mano alla pellicola di William Friedkin. Ricordi la versione integrale del 2000? Quella con la famosa “camminata da ragno” esclusa dal cut originale per via dei cavi visibili? Ti sei mai chiesto come sarebbe stata oggi, con le tecniche attuali, una sequenza del genere? Io sì, innumerevoli volte. Al contempo, però, mi sono sempre chiesta… avrebbe fatto più paura? L’utilizzo della CGI, delle odierne grafiche computerizzate, avrebbe enfatizzato il brivido? O la paura è paura, un valore universale, assoluto, indipendente da parametri esterni? The Exorcist (la serie) ha dato una timida risposta ad entrambe le domande.
La trama di The Exorcist – la serie
Siamo a Chicago ai giorni nostri. Angela Rance vive un momento familiare difficile: il marito, Henry, ha perso qualche venerdì a causa di un danno cerebrale. “Good days and bad”. La figlia maggiore, Kat, è un’ex-ballerina professionista costretta ad abbandonare il suo sogno dopo un grave incidente d’auto nel quale ha perso la vita una sua amica. Casey, figlia e sorella minore, tenera e fragile, cerca di essere d’aiuto per tutti.
Ma al di là dei mali terreni, Angela percepisce che qualcosa non va. Inizialmente sono sussurri che sembrano provenire dai muri, sono ombre inspiegabili dietro una porta, è quel pulviscolo che vedi solo in presenza dei raggi solari. Eppure qualcosa non va ed Angela lo sa, lo percepisce.
It’s not depression. I know depression.
Decide quindi di parlarne con Padre Tomas, gli racconta delle sedie e dei libri che si spostano durante la notte. “It’s a demon”. Un Demone che sta cercando di prendere sua figlia Kat. Ma a Tomas Ortega non va di lavorare, quindi non prende sul serio Angela e le sue preoccupazioni. Fa però degli strani sogni: vede Marcus, Padre Marcus, intento in un esorcismo brutalmente fallito diciotto mesi prima a Città del Messico. Perché a) c’è gente che lavora; e b) Mexico is the new Iraq.
Entro la fine dell’episodio pilota, And Let My Cry Come Unto Thee, ogni dubbio viene fugato. C’è un Demone in casa Rance, ma non è Kat che vuole. Kat sa essere crudele ed è in un momento difficile, ma è forte, troppo forte. Pazuzu ha preso la tenera e fragile Casey, perché il male sceglie sempre la via più facile.
Collegamenti (e differenze) con il film
Per quanto la tematica sia la stessa, la trama di The Exorcist – La Serie prende una strada parallela rispetto al film. In questo caso, infatti, l’oggetto delle “attenzioni” del Demone è un’adolescente, con tutto ciò che questa scelta narrativa comporta: l’insicurezza, la necessità di piacere all’altro sesso, il sentirsi inferiori. Non si fa alcuna menzione della Tavola Ouija, forse perché la Hasbro non ha sganciato un verdone. Tuttavia una motivazione alla scelta di Pazuzu viene fornita, ma ne parleremo tra poco.
La possessione di Casey
Sin da subito appare chiaro che la tecnica usata per le scene clou si rivelerà all’altezza di quella fotografia fredda e cupa e quella regia guizzante. Casey ci viene mostrata in soffitta, in camicia da notte, mentre corre verso Padre Tomas (in favore di camera) a tratti svuotata, a tratti come sorretta da qualcosa o da qualcuno. E questo è solo un assaggio di quello che il corpo di Casey dovrà subire.
La possessione è un processo lento, è una ballata con un Demone che offre tutto ciò che vuoi in cambio di tutto ciò che hai. Non a caso, nel terzo episodio, Let ‘Em In, Casey farà riferimento ad un “Salesman” (rappresentante, venditore). Lo stesso Demone sarà raffigurato da un uomo (Robert Emmet Lunney) inizialmente accondiscendente ed affettuoso, poi infame, sordido e schiacciante (litterally).
Conosciamo il talento di Geena Davis, qui nelle vesti di Angela Rance, e sapevamo già che sarebbe stata meravigliosa. Ma in The Exorcist la vera sorpresa è proprio Casey, Hannah Kasulka, che con quegli occhi inizia ad inquietarci prima ancora che tutto abbia inizio. Sono le sue espressioni facciali, unite ad un lodevole uso degli effetti speciali, a lasciare il segno.
La figura paterna
Nel film del 1973 viene più volte sottolineata l’assenza, nella vita di Regan MacNeil, del padre. Viene infatti ipotizzato che l’amico immaginario con cui la bambina parla nelle fasi iniziali della sua possessione si chiami Capitan Howdy (in italiano inspiegabilmente diventato Capitan Gaio) per via del padre di Regan, Howard.
Anche in The Exorcist – La Serie la figura del padre assume una rilevanza sostanziale. In questo caso, infatti, il padre di Casey e Kat, Henry (interpretato da Alan Ruck) non è del tutto in sé a causa di un trama cranico che gli ha causato dei notevoli danni cerebrali. Henry è quindi inaffidabile, spesso assente. Eppure in alcuni momenti quei suoi occhi spenti si illuminano di un guizzo sovrannaturale, quel suo volto opaco si accende nel pronunciare parole di cui né lui né noi conosciamo (inizialmente) il significato.
Gli occhi blu di Henry sembrano quindi fare da supporto a quelli meravigliosamente azzurri di Casey, inquietandoci e presentandoci una verità che conosciamo sin dal tragico epilogo del film originale: il Demone può lasciare un corpo e prenderne un altro, se è necessario. È così che Jeremy Slater, ideatore e sceneggiatore, gioca con noi, lasciandoci presagire qualcosa per poi tirar fuori tutt’altro.
I due Preti (e l’allegra brigata)
Come nel film originale, anche nella serie televisiva abbiamo a che fare con due Uomini di Dio, molto diversi tra loro per vissuto, filosofia di vita ed atteggiamento. C’è Padre Tomas Ortega (Alfonso Herrera), di origini messicane, ben voluto dalla Chiesa e con una tresca da nascondere. Poi c’è Padre Marcus Keane, un esorcista vero, un guerriero di Dio, un Michelangelo della lotta ai demoni.
È ovviamente il personaggio di Marcus che ci affascina subito, con quel piglio incazzoso, quell’enorme fardello sulle spalle. Aggiungiamoci anche che Padre Marcus è interpretato da quel mostro di Ben Daniels, che già ci aveva conquistati con il suo cinico direttore artistico in Flesh and Bone.
Attorno ai due uomini ruotano altre figure ed istituzioni. Abbiamo la Chiesa, con i suoi cardinali, i suoi vice-cardinali, la sua organizzazione gerarchica e le sue regole ferree, non sempre favorevoli al bene. Avremo a che fare anche con un gruppo di suore che hanno fatto il voto del silenzio, “capitanate” da Madre Bernadette (Deanna Dunagan, la simpatica nonnina di The Visit).
Vocare Pulvere: il Diavolo veste mala
Anche Pazuzu ha il suo parterre, eh. In occasione della visita del Papa (Papa Sebastian, tra l’altro) a Chicago, illustri esponenti della polizia, della politica e della Chiesa stessa stanno organizzando per lui qualcosa di molto diverso da un cocktail di benvenuto. Gli equilibri di questa sympathy for the devil si romperanno quando salterà fuori un altro degli aspetti più convincenti di questa serie: nelle fila del Demonio non vi è meritocrazia. #stacce.
E poi sentire gli americani dire “vocare pulvere” è una gioia ogni volta.
La riscrittura delle scene cardine
Ma il punto che mi ha convinto più di ogni altro, quello per il quale difenderei questo prodotto a spada tratta anche in mezzo ai fan di Deodato, è proprio questo. Ci sono scene e sequenze del film di William Friedkin che, per quanto siano state successivamente scopiazzate, omaggiate e reiterate, sono e resteranno nella storia del cinema dell’orrore. È con la Storia, quindi, che The Exorcist – La Serie avrebbe dovuto confrontarsi.
Una guerra impossibile da vincere, dai.
E infatti Slater decide saggiamente ed intelligentemente di spostare il campo di battaglia. In questi primi dieci episodi, difatti, rivediamo alcuni di quegli indimenticabili momenti, ma in un altro luogo, in un altro tempo, decontestualizzati, attualizzati, destrutturati.
Ci saranno i cani rabbiosi, come è giusto che sia, ma si troveranno in Messico, nei primi minuti del pilot. La ragazza posseduta farà pipì per terra, ma non vicino al pianoforte, piuttosto in un vagone della metro dopo una furiosa aggressione. Delle articolazioni ruoteranno di 360°, ma non costituiranno il momento clou. Ci sarà anche la “camminata da ragno”, con tanto di smorfia (identica) finale, ma sarà in là nella storia, lungo le mura di un sottopassaggio. E sì, ci sarà anche l’anziana signora sul letto di morte, ma nel season finale.
Il plot twist di Chapter Five: Through My Most Grievous Fault
Nell’idillio di ciò che si poteva chiedere ad un reboot, salta fuori Through My Most Grievous Fault a dare una risposta alla domanda che tutti in quei giorni ponevano: ma c’è un collegamento vero e proprio con il film? Sbam. Ecco che negli ultimi minuti del quinto episodio viene risposto che sì, c’è, ed è enorme. C’è un elefante nella stanza.
[toggle title=”Spoiler sull’Ep. 5 (clicca per leggere)”]Angela Rance, madre di Casey, altri non è che Regan MacNeil, la bambina posseduta nel film del 1973. Dopo gli eventi narrati nella pellicola, la madre di Regan, Chris, ha cercato di trarre vantaggio economico dall’accaduto sfruttando la figlia ed i media. Per sfuggire alla madre, quindi, Regan ha cambiato nome e stato, facendo perdere le sue tracce a tutti, ma non a Pazuzu.[/toggle]
A me quell’elefante non è piaciuto: non solo non ne sentivo il bisogno, ma ha aperto la strada alle evoluzioni che hanno spezzato la “magia” e condotto al finale di stagione. Inoltre, fatto ancor più grave, questa epifania infrange la prima regola della paura: il male è banale ed è questa la sua potenza. Nel film Pazuzu prende Regan perché è una bambina fragile e sola che si mette a giocare con la Tavola Ouija. La prende perché è facile farlo, proprio come nella serie televisiva ripiega su Casey perché è la più debole. Attribuire una volontarietà, una sete di vendetta, un incaponimento al Demone ne diminuisce il cieco terrore.
Il season finale e la seconda stagione
La notizia del rinnovo di The Exorcist per una seconda stagione si è fatta attendere ma è alla fine arrivata, timorosamente, durante gli Upfront FOX 2017.
Eppure al di là delle polemiche sulla confusione tra cattolici e protestanti (pare che i cattolici predichino dal pulpito e non in mezzo alla gente, come fa Padre Tomas), la serie TV ha avuto degli ascolti soddisfacenti, tant’è che Linda Blair (interprete di Regan nella pellicola) ha chiesto di avere un ruolo al suo interno (che almeno sino ad ora non le è stato proposto, sebbene ce ne fosse uno perfetto per lei).
Va detto che l’episodio finale di questa stagione, Three Rooms, è conclusivo. Viene definita la situazione della famiglia Rance, pur lasciando furbescamente aperta una porta ad un papabile (ahah) seguito. Inoltre, nonostante quell’evoluzione poco apprezzata in questi lidi, l’ultimo episodio nasconde e rivela un’empatia oltre ogni previsione: finisci a fare il tifo per i due uomini di Chiesa, costretti a combattere separatamente. Finisci a commuoverti alla parole di Padre Marcus…
Perché io non ho toccato la proboscide, o la coda o l’orecchio. Ho visto tutto il dannato elefante!
…anche se di cattolici e protestanti e chiese ti è sempre importato molto poco.
Tra poco, sotto la diabolica barretta rossa dello spoiler, riassumiamo il finale di questa prima stagione di The Exorcist. Se non hai ancora finito di vederla, ti consiglio di correre freneticamente verso la barretta verde o di passare direttamente alla recensione della seconda stagione.
Il finale di stagione: Three Rooms
Per salvare la figlia Casey, Angela Rance si offre praticamente al demone, Pazuzu, subendo non una possessione ma un assorbimento, un’integrazione volontaria. Con Angela metaforicamente rinchiusa in una stanza, Pazuzu si diverte a seviziare in vari modi la sua famiglia, costringendo la figlia maggiore Kate a sfracellarsi un ginocchio per salvare il padre.
Il nostro adorato Padre Marcus è intento a sventare l’attentato a Papa Sebastian; è quindi Padre Tomas a praticare l’esorcismo con il supporto della fazione della famiglia Rance al momento non posseduta. L’esorcismo dà modo ad Angela di uscire dalla camera della sua infanzia (Angela altri non è che Regan MacNeil, la bambina posseduta nel film L’Esorcista del 1973) e di contrastare il Demone una volta per tutte. Alla fine del rito, però, nel lasciare il corpo di Angela, Pazuzu le spezza in due la schiena, lasciandoci presupporre il peggio… per poco.
Nei minuti conclusivi infatti vediamo la famiglia Rance nuovamente unita, con Casey finalmente libera e senza moccio, Kate con un tutore al ginocchio, Papà Henry maggiormente presente ed Angela su di una sedia a rotelle, viva.
Salutiamo Padre Marcus ♥ e Padre Tomas mentre quest’ultimo chiede a Marcus di addestrarlo a diventare un Esorcista. Nel momento in cui Pazuzu lasciava il corpo di Angela, Tomas ha visto Dio, proprio come Marcus nell’orfanotrofio tanti anni prima.
La setta del “vocare pulvere” ha un nuovo leader: Maria, la riccona cicciona che ottiene l’integrazione che tanto agognava.
The Exorcist, stagione 1
Titolo originale: The Exorcist
Description: The Exorcist, la recensione della prima stagione che, contro ogni previsione, fa il diavolo a quattro e dimostra che è possibile rendere omaggio ad un capolavoro senza tentare di imitarlo.
Director(s): Michael Nankin, Rupert Wyatt, Jennifer Phang, Bill Johnson
Actor(s): Geena Davis, Hannah Kasulka, Ben Daniels, Alfonso Herrera, Alan Ruck, Brianne Howey, Kurt Egyiawan
Genre: horror, exorcism drama
Stagione: 1
Numero di Episodi: 10
Start Date: 23/09/2016
End Date: 16/12/2016
Country of origin: U.S.A.
- sceneggiatura
- realizzazione
- personaggi
- recitazione
- originalità
- cuore
Riassunto
The Exorcist, neonata in casa FOX, sembrava su carta una scommessa persa in partenza. Invece, contro ogni previsione, questa prima stagione inquieta e conquista, dimostrando, mediante alcuni espedienti, che è possibile rendere omaggio al film capolavoro del 1973 senza tentare di imitarlo.
Peccato solo per quello scivolone, dovuto alla smania di “incatenarsi” al film, che spezza l’incantesimo e tira le orecchie al Diavolo.
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Link utili su The Exorcist, la serie tv
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A me, invece, ha entusiasmato dal quinto episodio in poi!
Comprendo il tuo discorso, ma allora perché chiamarlo come un film che, per forza di cose, è un riferimento pesantissimo e vincolanti? Le connessioni ci volevano. Non me le aspettavo, quindi che sorpresa.
Per il resto già sai. Piaciuto, finale sbrigativo e troppo lieto a parte.
Daniels bravissimo, la Davis insomma e sorprendente Herrera, che in Sense8 era un personaggio che piaceva solo per il gran trasporto del “suo” Lito. Qui e lì penso che a tutti, o quasi, sia partita la ship, è vero?
Pare interessante, lo segno nei recuperi invernali. Spero proprio che mi piaccia.
Lo spero anch’io.
Anzi, nel suo essere una sorta di “classicone” sono quasi sicura che ti piacerà. 🙂
…ce l’ho tutto registrato sul mysky, e non l’ho ancora iniziato, perché non mi sembrava particolarmente ispiratore… Invece, guarda un po’ qui che mi tocca leggere!
Mooooooolto bene!
Già già. Per me è senza ombra di dubbio la sorpresa di questa stagione televisiva. Fammi sapere che ne pensi, una volta recuperato.
Salve a tutti quelli che, come me, hanno guardato e riguardato e ririguardato (compreso il remake del 2000) l’incubo per eccellenza proiettato su schermo, ossia l’esorcista di William Friedkin. Pensavo che mai e poi mai, un altro horror avrebbe potuto regalarmi, anche solo vagamente, le stesse emozioni, battiti cardiaci a intermittenza e pippí trattenute a stento, e invece sorpresa delle sorprese, il serial tv The Exorcist ( almeno per le prime 2 puntate per ora trasmesse) é una grande rivelazione .
Ciao Monica, benvenuta!
Sono contenta che The Exorcist ti stia appassionando, anzi, ti annuncio già che il meglio (in termini di episodi) deve ancora venire. Se ti va, più in là mi piacerebbe avere il tuo parere da fan sfegatata (come me) sulla svolta del quinto episodio, Capitolo cinque: mia grandissima colpa. Non ti anticipo nulla. 🙂
Bella serie The Exorcist ma troppi elementi che si potevano eliminare: il demone Pazuzu che appare a fianco alla posseduta in sembianze umane, il diavolo che sfida la chiesa, il tentato omicidio del papa e la possessione non sono credibili.
Ciao Marco Antonio, benvenuto!
Sai che invece a me Pazuzu in forma umana (il “Salesman”) è piaciuto molto? Il fatto che venga rappresentato come un uomo di mezza età, inizialmente rassicurante e poi spietato e schiacciante secondo me rende perfettamente l’idea del tipo di Male che gli sceneggiatori volevano rappresentare. Riguardo il Diavolo che sfida la Chiesa sì, effettivamente non posso darti torto. 🙂
Sto seguendo la serie su Rai4 e sono arrivato all’ottavo episodio.
Personalmente la serie non mi sta entusiasmando per niente, il ritmo lo trovo lento e il doppiaggio in italiano è poco entusiasmante.
Si sarebbe potuto fare un quinto film cinematografico e raccontare la vicenda in due ore con ben altro ritmo e risultati sicuramente migliori a mio avviso.
Ciao Julian, benvenuto.
Sul doppiaggio non posso prendere posizioni, poiché l’ho visto in lingua originale. Su di un sequel cinematografico, però, non mi trovi d’accordo… Sarebbe stato l’ennesimo b-movie ignorato e spernacchiato a destra e a manca. Il progetto di Slater è invece un altro: una serie antologica collegata ma indipendente dal film originale. Staremo a vedere cosa ne verrà fuori con la seconda stagione.
Visto tutta la prima stagione. Soddisfatto si e no. Il tutto ha dei pro e contro
CONTRO: Manca l’identità demonologica di Pazuzu. Non vi è più la inquietante figura del rettile ibrida a sembianze di testa di leone. Al suo posto c’è un signorotto di quasi età avanzata che farebbe quasi ridere e a mio modesto parere, si rivela un insulto al capolavoro del cult Blatty. Vi è anche la mancanza di un trucco macabro e inquietante da “serata di Halloween” effettuato a Regan Mcneil nel 73. Nei casi della serie tv, qualche graffio appena qua e là. Anche la testa che gira, seppur ottima idea riproporla, non raggiunge l’efficacia del primo capolavoro. Nulla da dire sul doppiaggio italiano del cast, fatta eccezione della voce demoniaca che , in confronto, fa più paura quella del villan Hunter Zoom Zolomon della serie THE FLASH. Non si avvicina per nulla a quella macabra e inquietante del film originale; merito anche dell’ottima dote e caratteristica voce della doppiatrice di quei tempi; non si può richiedere qualcosa di simile, certo, ma nemmeno qualcosa di troppo finto. Optimus Prime o Saw (Perbacco son la stessa persona!) sono a dir poco più inquietanti. Nel complesso, lontana anni luce dal film. Altra cosa. La storia dell’assorbimento e integrazione volontaria. E quindi? E’ una possessione a tutti gli effetti. Cosa cambia? E qui crolla il tutto. La protagonista non ha una vera fattezza demoniaca, ma acquisisce solo una mentalità e un cambio colore pupille con una tecnica riproposta oggi da molti film di catena horror moderno, vedasi Insidious nella scena finale quando il marito viene “assorbito” con la signora velata.
PRO: La serie tv, tendenzialmente cerca continuamente un approccio di familiarità con il film. Continui sono i riferimenti almeno film e le scene replicate. Quella in particolare, dove il demone tenta di riprodurre lai voce della madre del caro Padre ricreando quel subbuglio e confusione mentale del vecchio Damien Karras; altra scena (prevista) dove Angela Regan sussurra al demone la volontà di assorbirlo interiormente, gesto che ripercorre Damien Karras. Il tutto si lascia guardare, anche se con atmosfera diversa dal film e comunque impedisce il distrarsi dallo schermo. Da meravigliarsi come mai non sia stata convocata la stessa ex posseduta Linda Blair, ma anche Geena Davis ha messo molto del suo facendo una più che ottima figura, avendo anche una certa esperienza con i film horror e avendo amato una “mosca” (The Fly). Altro punto a favore, consiste nel fatto che la serie, rispetto al film, non nasconde parti di “estrema” violenza fisica, come Regan da posseduta che spezza il collo alla madre. Nel film invece la punisce con un semplice ceffone e non si percepiscono le fattezze degli omicidi da lei commessi come il tizio che vola giù dalla finestra, perché, stranamente , non vengono proiettati ma lasciano alla semplice fantasia dello spettatore; stessa cosa ci si chiede come sia avvenuto l’omicidio di Don Merrin. E da spettatore, nel film, mi sa che avrei preferito assistere ad almeno un omicidio.
Insomma , il bilancio tutto sommato è positivo e discreto. Non un capolavoro. Ci si aspetta di più ma pensavo peggio. Avrei preferito forse un film a remake visto che siamo in epoca di remake film. Sarebbe piaciuto anche più personalità dei due preti come nel film, che invece annuiscono a poca serietà il tutto. Mi aspettavo a questo punto un vero e più concreto coinvolgimento di Regan Mcneil nella vicenda. Magari una vera e propria ri-possessione o, in caso contrario, che avesse avuto un ruolo più eroico e preparato agli eventi visto il suo triste passato.