The Leftovers – Prima Stagione (2014, HBO)

We Don’t Smoke for Enjoyment. We Smoke to Proclaim our Faith.

The Leftovers è quell’elettricità nell’aria, quel brivido che accarezza la pelle, quell’ansia che si struscia all’addome prima di una tragedia. È un equilibrio precario, un tempo lento, una macchia bianca. The Leftovers è quel dettaglio insolito che non riesci a dimenticare.  È una costante indecisione tra il lasciarti andare a fondo e il tirare avanti come meglio possibile. Sì. Ok. Tante belle parole. Ma è un capolavoro o una boiata? Ah, credetemi, io me lo sono chiesta per dieci episodi, ma ancora non lo so.

Il 14 ottobre il 2% della popolazione mondiale scompare. Un bambino in automobile. Un padre fuori dal supermercato. Un embrione nel grembo di sua madre. Ovviamente The Leftovers, tratto dal romanzo Svaniti nel Nulla di Tom Perrotta ed adattato allo schermo da Damon Lindelof, non affronta le conseguenze politico-economiche della dipartita (noi ne gioveremmo di sicuro, almeno secondo Mr. Rabbit e Wilson Wilson di Utopia), ma quelle più intime e personali degli abitanti di Mapleton, New York. La dipartita è, anche a distanza di mesi, un evento traumatico di difficile superamento, tanto più che, in questo caso, i cari non sono estinti, ma solo “svampati”.

“Fantascienza escatologica cristinana”, si diceva su questa pagine mesi fa, senza capire. Senza capire che ciò che può far seguito ad un evento del genere – la dipartita – può essere affrontato solo in due modi: con la fede cieca o con la sua totale mancanza. The Leftovers ci presenta degli adolescenti del tutto allo sbando, incapaci anche solo di porre domande alle quali gli adulti non avrebbero risposta; ci presenta pastori veri e santoni improvvisati, come Wayne, a metà strada tra la cialtroneria pura e l’isteria collettiva; ci presenta famiglie devastate che devono scavare a fondo nel proprio dolore per richiedere un sussidio. Ma soprattutto The Leftovers ci presenta la setta dei Colpevoli Sopravvissuti (Guilty Remnant, che – ehi, abbiamo imparato dalla Lost Experience – hanno un loro sito ufficiale), individui totalmente vestiti di bianco, cui è stato imposto il fumo ossessivo di sigarette e il totale divieto di parola e di sentimento. I Colpevoli Sopravvissuti, in bilico tra la provocazione e l’atto di fede, sembrano essere un unico personaggio, tanto magnetico quanto insopportabile in quel perseverare in un piano così semplice eppure così poco condivisibile.

Il cervo spaventato. I cani rabbiosi. Le sigarette.

E poi c’è la famiglia Garvey, protagonista di questa storia che una storia non è. La famiglia Garvey che, pur non avendo apparentemente perso nessuno durante la dipartita, paradossalmente sembra sentire più di altre l’oppressione di quanto successo: il padre, Kevin (Justin Theroux), ha visto impazzire suo padre ed ha perso la moglie Laurie (Amy Brenneman), unitasi ai Colpevoli Sopravvissuti, mentre il figlio Tom (Chris Zylka) non dà notizie da settimane, perso dietro il presunto dono di Wayne, e la figlia Jill (Margaret Qualley) cerca in tutti i modi di far del male a sé stessa ed al padre per superare l’ingiusto abbandono materno.

E poi c’è Padre Matt (il bravo Christopher Eccleston), protagonista dell’episodio meglio riuscito (Two Boats and a Helicopter), uno di quei pastori la cui fede è in grado di reggere anche il peso della violenza fisica, uno di quei pastori la cui fede è anche in grado di sporcarsi le mani di sangue. Ma c’è anche sua sorella Nora, interpretata da una strepitosa Carrie Coon (che presto rivedremo in Gone Girl), che, in barba alle statistiche, il giorno della dipartita ha perso il marito ed i suoi due bambini. Ed infine c’è Meg (la sempre più bella Liv Tyler), da poco orfana di madre e futura sposa, che, assieme ad altri, assieme a molti, diventa oggetto dello stalking dei Colpevoli Sopravvissuti.

C’è così tanto, in The Leftovers, eppure così poco. Un ritmo dilatato che scava a fondo nei personaggi, nei loro volti, nel loro inequivocabile dolore. Una fotografia grigia e fredda che racconta piccole storie di solitudine e grandi storie di devozione. Una sceneggiatura basata sulla reiterazione di visi e situazioni, su flashback e gradi di separazione, che – nel bene e nel male – poteva sgusciare solo dalla penna di Damon Lindelof. A tal proposito non vale la pena soffermarsi su di un improbabile paragone con Lost, ma magari è il caso di sottolineare che quel furbacchione di Lindelof, forte ancora una volta dell’indimenticabile Lost Experience, ha rimosso il suo profilo Twitter proprio il 14 ottobre 2013.

The Leftovers, che significa “ciò che resta, l’avanzo, il rimasuglio”.

Sebbene tutti i personaggi abbiano una loro evoluzione, l’impressione che se ne ha nei titoli di coda del season finale è che non sia successo nulla, che non sia cambiato niente. The Leftovers ci lascia sospesi, un po’ come in un lunghissimo pilot e un po’ come gli abitanti di Mapleton, che ancora si chiedono dove siano i propri cari. The Leftovers ha lo stesso fascino e scatena la stessa rabbia di un’opera lasciata volutamente e capricciosamente incompiuta dal suo artista. The Leftovers è un atto di fede e per apprezzarlo a pieno (come io non ho fatto) occorre probabilmente avere una devozione che superi i dieci episodi.

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The Leftovers – Season 1 (U.S.A. 2014)
Ideato da: Damon Lindelof e Tom Perrotta
Basato su: The Leftovers (Svaniti nel Nulla) di Tom Perrotta
Sceneggiatura di: Damon Lindelof et al.
Regia di: Peter Berg, Mimi Leder, Carl Franklin et al. 
Cast: Justin Theroux, Amy Brenneman, Christopher Eccleston, Carrie Coon, Liv Tyler et al.
Genere: drama, we have to go back
Programmazione in U.S.A.: dal 29/06/14 al 7/09/14 su HBO
Programmazione in Italia: dal 3/07/2014 su Sky Atlantic
Se (proprio) ti piace guarda anche:
Lost (2004-2010), Flash Forward (2009-2010), Top of The Lake (2013).

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