I Give You Mercy
Cinque anni fa una serie televisiva fece capolino nella programmazione della AMC, una serie televisiva la cui prima stagione era composta da solo sei episodi e da una miriade di citazioni di genere. Dietro questo prodotto, che ci conquistò dopo pochi minuti, c’era quel geniaccio di Frank Darabont, sceneggiatore de Le Ali della Libertà, Il Miglio Verde, il bastardissimo The Mist (e anche cose purtroppo più lontane da Stephen King, tipo l’ultimo Godzilla). C’erano il coma, il tradimento, l’ospedale sporco e deserto, il cavallo, Morgan (Lennie James), gli zombie e nonostante ci fosse anche Lori (Sarah Wayne Callies), ehi, era tutta un’altra cosa.
E lo è stata, tutta un’altra cosa, grossomodo fino alla faccenda del fienile e di Sophia, in Pretty Much Dead Already (2×07), midseason della seconda stagione, il cui brodo era già stato allungato da sei a tredici episodi. La tempistica risulta alquanto sospetta, dato che, più o meno a metà della produzione di questa seconda stagione, Darabont lasciò (non è dato sapere quanto volontariamente) il ruolo di showrunner a Glen Mazzara. Mazzara è rimasto in carica fino alla terza stagione: è sotto la sua ala che ci siamo suppati tutte le menate su Woodbury, sul Governatore, sulle telefonate e sulle visioni di Rick. Ah, la terza stagione. Quanto vorrei non averla vista mai.
By the way, terminata la terza stagione, Mazzara lamenta delle irreparabili divergenze di opinioni con la AMC sulla direzione intrapresa dalla serie. Subentra Scott M. Gimple, misteriosamente ancora in carica, e ci tocca vedere la prigione, gli episodi in flashback, il Governatore (di nuovo?!), e conoscere Abraham, Rosita, ed Eugene, meglio noti come “e questi che sono?”. Ah, la quarta stagione. Che noia immensa. Nel season finale la combriccola, fatta eccezione per Carol e Beth, raggiunge il Terminus, ennesimo luogo considerato sicuro e civile, per poi scoprire che col piffero.
Siamo alla quinta stagione e dal fienile in poi abbiamo assistito a pochi zombie, tantissime dichiarazioni di intenti, innumerevoli dialoghi di interesse pari a zero e numerosissime analisi di personaggi monocromatici con lo spessore di un tovagliolo. Tuttavia, mai più azzeccato di adesso risulta l’aggettivo “altalenante”, dato che quest’ultima stagione sembra strutturalmente e stilisticamente dividersi in due parti, che analizzeremo quindi separatamente.
Pranzo al Sacco. |
PLEASE DON’T
La Prima Parte della Stagione
Ci eravamo lasciati al Terminus, con quella carne sul fuoco che stava a significare tanto un homo homini lupus
quanto il fatto che la sceneggiatura di questa serie sia tutto fumo e
niente arrosto. Nel frattempo, però, ne abbiamo visti altri di zombie,
di uomini che mangiano uomini e di gruppi di persone che devono portare
qualcuno da qualche parte con la speranza di trovare un vaccino e,
indipendemente da chi abbia copiato chi, quell’altra ci ha preso molto
di più. Anyway, in questa quinta stagione
lasciamo il Terminus subito subito (come se ci fosse qualcosa da fare,
poi), ritroviamo, per fortuna, Carol, incontriamo un prete che WTF! (il cui interprete, Seth Gilliam, tra l’altro è stato arrestato ieri per possesso di throga),
visitiamo un ospedale che avrebbe potuto rivelarsi interessantissimo (e non lo è stato) e soprattutto scopriamo che fine ha fatto la
dolce Beth. Ma ogni buon proposito è inutile, dato che il principale
talento di The Walking Dead è quello di mandare a puttane tutti gli spunti appassionanti nel più breve tempo possibile. Il miglior episodio di questa midseason è Consumed
(5×06), che vede protagonisti Daryl e Carol, che, finalmente, non si
dicono niente. Com’è consuetudine in questa serie, qualcuno nel midseason finale muore (in una scena girata) male.
quanto il fatto che la sceneggiatura di questa serie sia tutto fumo e
niente arrosto. Nel frattempo, però, ne abbiamo visti altri di zombie,
di uomini che mangiano uomini e di gruppi di persone che devono portare
qualcuno da qualche parte con la speranza di trovare un vaccino e,
indipendemente da chi abbia copiato chi, quell’altra ci ha preso molto
di più. Anyway, in questa quinta stagione
lasciamo il Terminus subito subito (come se ci fosse qualcosa da fare,
poi), ritroviamo, per fortuna, Carol, incontriamo un prete che WTF! (il cui interprete, Seth Gilliam, tra l’altro è stato arrestato ieri per possesso di throga),
visitiamo un ospedale che avrebbe potuto rivelarsi interessantissimo (e non lo è stato) e soprattutto scopriamo che fine ha fatto la
dolce Beth. Ma ogni buon proposito è inutile, dato che il principale
talento di The Walking Dead è quello di mandare a puttane tutti gli spunti appassionanti nel più breve tempo possibile. Il miglior episodio di questa midseason è Consumed
(5×06), che vede protagonisti Daryl e Carol, che, finalmente, non si
dicono niente. Com’è consuetudine in questa serie, qualcuno nel midseason finale muore (in una scena girata) male.
SO & SO
La Seconda Parte della Stagione
Negli Stati Uniti Z Nation si è concluso il 5 Dicembre, con ascolti tutto sommato soddisfacenti ed infinite urla di giubilo da parte nostra e degli scapestrati come noi, che in una serie televisiva sui morti che tornano in vita vogliono ad esempio vedere anche gli zombie. Probabilmente pensare che la seconda parte di questa quinta stagione di The Walking Dead abbia raddrizzato il tiro proprio perché “pepata” dalla sua piccola, low-budget e infinitamente divertente antagonista è inverosimile, ma ad una parte di noi piace pensarla così.
Il guaio è proprio che – ormai è venuto fuori – da un certo punto in poi (grossomodo dall’episodio The Distance, 5×11), la serie televisiva sembra finalmente trovare e approfittare di alcuni spunti interessanti. Dopo un paio di omoni di colore morti per bilanciare la dipartita della ragazza bianca, una sorta di Henry Gale dal Minnesota (che però si chiama Aaron ed è finocchio) fa visita ai nostri e propone loro di raggiungere Alexandria, ennesimo miraggio di un posto sicuro e ben difeso in cui mettere radici, giocare a bingo e organizzare festicciole di quartiere. Di nuovo? La fattoria, Woodbury, la prigione… ricominciamo tutto da capo, come quando in Prison Break nelle stagioni dispari i protagonisti erano in galera ed in quelle pari stavano scappando? Beh, no, non esattamente, dato che Alexandria tira finalmente fuori un paio di soluzioni non male, una serie di doppi giochi azzeccati e una Carol (Melissa McBride) che catalizza tutta la credibilità di cui sono privi gli altri personaggi (e che speriamo prima o poi ammattisca del tutto ed uccida Carl e Rick).
YEAH BITCH
Spend (5×14) e Conquer (5×16, Season Finale)
Non è certo priva di difetti, questa quinta stagione di The Walking Dead, dati i consueti cali di ritmo, i soliti dialoghi esistenzialisti e il fatto che alla fin fine succeda poco e niente. Anche alcuni dei più caratterizzati tra i personaggi, come quel bifolco della Georgia di Daryl (Norman Reedus) e quella smascella-zombie di Michonne (Danai Gurira), vengono messi da parte in favore di puntatoni flashback su gente di cui ci importa poco e nulla. Tuttavia l’episodio 5×14, Spend, diretto da Jennifer Lynch – sì, figlia di Quello Là – ci regala uno dei momenti in assoluto più atroci e realistici di tutta la serie ed il season finale, con quel conclusivo ed appagante “do it”, sembrerebbe voler creare una sorta di parallelo con l’evoluzione umana, qualcosa del tipo “adattati o muori”. In ogni caso, uccidi Rick e Carl.
Ovviamente The Walking Dead è già stata rinnovata per una sesta stagione dalla AMC, che ha addirittura commissionato non una, ma ben due stagioni dello spin-off della stessa serie, Fear the Walking Dead. C’è di che aver paura, effettivamente.
The Walking Dead – Season 5 (U.S.A. 2014/2015)
Ideato da: Frank Darabont
Basato su: The Walking Dead di Kirkman e Moore
Sceneggiatura di: Scott M. Gimple, Robert Kirkman, Seth Hoffman, Angela Kang et al.
Regia di: Greg Nicotero, David Boyd, Ernest Dickerson, Jennifer Lynch et al.
Cast: Andrew Lincoln, Steven Yeun, Norman Reedus, Melissa McBride, Lauren Cohan et al.
Genere: drama post-apocalittico, horror, un vecchio amico per cena
Programmazione in U.S.A.: dal 12/10/14 al 29/03/15 su AMC
Programmazione in Italia: dal 13/10/14 al 30/03/14 su Fox Italia
Se (proprio) ti piace guarda anche: Dead Set (2008), Z Nation (2014).
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Non seguo, ma i miei mi informano: nemmeno loro, questa volta, hanno apprezzato troppo 🙂
Sei stata fin troppo buona 😉 Anche se non fa schifo come la quarta stagione, ma io di fare l'ottimista a tutti i costi non sono capace 😉 In ogni caso, quando c'era Frankuzzo Darabont, eh! bei tempi quelli, i giovani erano educati, e potevi dormire con la porta aperta 😉 Cheers!
Vero, quando c'era Frankuzzo c'erano pure le mezze stagioni… Il mio non è ottenismo, eh: sono cosciente del fatto che anche nella prossima stagione si salveranno pochi episodi su sedici, ma magari questo numero passa da tre a… quattro.
Io dopo l'orrendo mid-season finale con la morte più scema dell'intera storia televisiva non c'è l'ho fatta più…ho mollato…
Non me lo ricordare, quel cavolo di midseason finale…
Però davvero il quattordicesimo episodio è ben fatto, così ben fatto da non sembrare nemmeno The Walking Dead. Ma effettivamente no, neanche questo giustifica quel cavolo di midseason finale…
Io sto andando avanti solamente per un dovere etico, non riesco a lasciare le cose a metà e sinceramente sono anche un po' curiosa di vedere dove vogliono arrivare. Ma, detto questo, a salvarsi per me sono solo le prime tre stagioni.
Io ero insofferente già alla terza, ma come te, per inerzia e curiosità non riesco a smettere…
Mi pare di intuire tra le righe che non leggi il fumetto. Io lo faccio, sono arrivato poco più avanti di dove si è interrotta la quinta season (come scriveresti tu :p), e prego iddio, ma al contempo mi contraddico, che quello che ho visto venga riportato pari pari nella serie, perché ci sarà da incazzarsi come bestie e da bestiemmarie fino a far scendere l'arcanelo Gabriele per pregarci di smetterla, e che cazzo!
Tuttavia, per quanto in moltissimi aspetti dell'evolversi della trama, fumetto e serie differiscano, e molto, i punti cardine restano sempre gli stessi. Ci arrivano solo percorrendo strade diverse. Ma sostanzialmente l'opera di Kirkman resta la stessa su entrambi i media, e ti posso assicurare che non è una storia di zombie. Anche a me mancano molto i putridi, ma ero consapevole del fatto che la loro apocalisse fosse solo il pretesto per mandare a puttane tutta la nostra bella e ordinata società, per lasciare nella merda più puzzolente i sopravvisuti dicendogli "ora i cazzi sono i vostri. Mostrateci di cosa siete capaci, fin quanto in basso può strisciare l'animo umano quando si tratta di vita o di morte". Kirkman è questo che ha veramente a cuore, mostrare l''evoluzione psicologica dei personaggi, e sotto questo punto di vista sono del parere che The Walking Dead sia il top. Non so se hai notato come Rick stia diventando il Daryl della prima stagione, e al posto suo sia subentrando Gleen 😉 Questo tanto per fare un esempio banale al volo.
Il valore di questa serie si alza ulteriormente se poi la mettiamo a paragone di quell'obbrobrio di Z Nation -___-" mioddio che cagata cosmica, l'ho odiata al primo episodio e non sono riuscito manco a guardare il secondo.
No, è vero, non ho mai letto il fumetto. Mi ero proposta di farlo tempo fa, ma poi non ho avuto modo di dare seguito alle buone intenzioni. Vuoi dire che ci aspettano cose ancora peggiori?! 🙂
Tornando seri, capisco cosa vuoi dire ed in parte lo condivido. Aldilà dello scherzo (vogliamo gli zombie!), anche a me piace l'utilizzo della figura dello zombie, carcassa, errante o come lo vogliamo chiamare, come metafora sociale. Per dirne una, ho amato ed amo alla follia la serie In The Flesh. Ma in TWD non riesco a seguirne il filo. Mi sembra che trame e sottotrame vengano tessute e disfatte costantemente, che alcuni personaggi vengano piazzati lì un po' a caso, senza un vero "posto nel mondo". Allo stesso modo, se da un lato ho capito ed apprezzato l'evoluzione di Carol (da moglie sottomessa ad assassina), così come quella di Glenn (uno di noi che cerca di fare il meglio che può), proprio non riesco a capire quella di Rick, che dovrebbe essere il cardine, il punto focale della narrazione. Rick passa nel giro di pochi episodi dal dire "this in not a democracy anymore" al mettere al voto le decisioni, dal lasciare un viandante da solo al grido di "every man for himself" all'accogliere mezza Woodbury. Non riesco a vedere in lui nessun percorso, anche se non escludo il fatto che probabilmente sia io a non riuscire ad interpretarlo e che magari, se avessi letto la graphic novel, tutto mi sarebbe più chiaro.
Z Nation cagata? No, ti prego. Ti prego. Concedigli una seconda possibilità, partendo dal presupposto che Z Nation non vuole né raccontarti né insegnarti nulla, vuole solo divertirti e, per quanto mi riguarda, lo fa bene. Capperi, se lo fa bene.
Sai io credo che sia sempre una questione di predisposizione a ricevere una cosa in un certo modo. In altre parole, le aspettative ci fottono.
Prenderò ad esempio proprio il mio caso riguardo a Z N. Ho scoperto l'arrivo della nuova serie circa due settimane prima del suo inizio, tramite un post consigliato su FB, ed il trailer (che è stata l'unica fonte di informazioni che abbia avuto) mi ha subito incuriosito. Prometteva un on the road sulle strade di un'America infestata dagli zombie, in altre parole nulla di nuovo, ma per un fanatico dei putridi cosa ci può essere di meglio? Se ci sono state avvisaglie di un taglio grottesco della serie o io non le ho recepite (probabile visto che, appunto, non ho cercato altre info all'infuori del trailer) oppure, come sono più portato a credere, questa componente è in realtà il risultato di una messa in scena che voleva essere seria, ma che si è rivelata una ciofeca. Da qui la mia grossa delusione quando mi sono ritrovato davanti uno spettacolo completamente diverso da ciò che era la mia idea di partenza.
In TWD, invece, quello che sta affrontando Rick è esattamente la stessa cosa che vive la sua controparte cartacea. E' un uomo Steph, non un eroe da film, e la bellezza della serie sta proprio tutta qui. Hai mai fatto caso al fatto che quando i personaggi dei film parlano non s'impappinano mai, non gli si blocca mai una parola sulla punta della lingua? Mai nessun tentennamento, hanno sempre la risposta lì pronta un secondo dopo. Tutto questo è finto, ma fa parte del gioco. Stessa cosa dicasi per i loro comportamenti, sempre coerenti con un fine ben preciso, dritti come frecce. Un eroe sa sempre cosa fare, e va avanti come un treno. Rick Grimes, che Dio lo abbia in gloria quel bastardo, non è un eroe, è un povero disgraziato che si è svegliato dal coma ritrovandosi in un mondo precipitato all'inferno. Fermati un attimo e pensaci, prova ad immedesimarti. A questo poi aggiungi il peso che gli viene messo sulle spalle, la protezione della sua famiglia e di altre persone in un contesto nel quale la morte è letteralmente in agguato ad ogni passo che fai. E come potrebbe essere diverso da quello che è? Si sta reinventando, sta tentando disperatamente di fare la cosa giusta in una situazione nella quale ogni scelta è una scommessa sulla vita di suo figlio in primis, e su quella di tutti gli altri poi.
Ciò che tu hai visto come un saltare frenetico da una presa di posizione all'altra a me appare come normale evoluzione del modo di pensare di un uomo che è in balia di eventi tragici per i quali niente avrebbe mai potuto prepararlo. Inesorabilmente il Governatore gli ha trasmesso qualcosa, e il Terminal gli ha dato una bella ripassata di quello che ha imparato a Woodbury. E ti assicuro che, se la serie non si allontanerà anche stavolta molto dal fumetto, appena dietro l'orizzonte ci aspettano eventi ancora più tragici… E' in arrivo un cattivo ben diverso dal Governatore, uno che non finge nemmeno di essere buono, ma che al contrario usa tutta la su forza e cattiveria per piegare le persone al suo volere. Ho visto in rete una foto scattata sul set della sesta serie che, per fortuna o purtroppo, fa presagire che almeno uno degli eventi raccontati nell'ultimo volume da me letto, avverrà.