Sex and The City (2008), di Michael Patrick King

L’andazzo del film si intuisce dopo pochi minuti: il collegamento con le sei stagioni del telefilm è nullo. Non c’è ironia, non c’è sarcasmo, non c’è freschezza, solo battute da Bagaglino. Tutti i personaggi, a partire dalle quattro protagoniste, sono qui completamente trasfigurati: Carrie (Sarah Jessica Parker) sembra completamente intontita; Charlotte (Kristin Davis), che per ovvie ragioni nella serie è detestabile, qui sembra del tutto ritardata; Samantha (Kim Cattrall) diventa solo un pretesto per giustificare il titolo e del cinismo dello splendido personaggio di Miranda (Cynthia Nixon), sicuramente la più adorata, non resta nulla. Per non parlare degli uomini, non più soggetti con i quali cercare di coesistere, ma autentici pesci lessi. Un’infinita sfilata di abiti, borse, scarpe, ma soprattutto boiate immani, come il viaggio allunga-brodo, le battute dinanzi ai quattro Cosmopolitan e la scena, quella scena, con Charlotte come protagonista, talmente orrida che neppure gli autori di Scary Movie avrebbero tentato. Un’incoerenza senza uguali, nessun sacrificio per regalare una Louis Vuitton, nessuna analisi, neanche pseudo-psicologica, nessuna riflessione nella storica voice off. Una pellicola che lascia l’amaro in bocca non per le rughe sui visi delle protagoniste, ma per la superficialità della sceneggiatura, talmente idiota che sembra gettare fango anche su ciò che era già stato fatto e visto. E non venitemi a parlare di sequel.