Primeval, di Michael Katleman

Ed eccolo qui, il film più sminuito dai cinebloggers. Che pobbremi c’avete coi croccodilli, picciotti? Io, per mettere le mani avanti, comincio col dire che ho visto roba peggiore, ma per omertà (e un velo di vergogna) non citerò nulla.
Fondamentalmente Primeval è Lo Squalo, solo che al posto dello squalo c’è un coccodrillo. La storia ha inizio quando una reporter americana viene inviata nel Burundi, il buco del culo del mondo, per un servizio sul coccodrillo mangia-uomini Gustave, che giustamente e prontamente se la pappa. L’emittente televisiva decide così di inviare nel buco del culo del mondo Tim Manfrey (Dominic Purcell, il Lincoln Burrows di Prison Break), con la palese speranza che il coccodrillo ci metta più tempo a papparsi un Purcell. Va detto che Dominic doppiato perde un pò la sua natura da cavernicolo ed acquista quasi un’intonazione. Per la correttezza politica e le pari opportunità, Manfrey si porta dietro un nero, Steven Johnson (Orlando Jones) e una donna, Aviva Masters (Brooke Langton). In tutto ciò Gustave si fa attendere per ben quarantacinque minuti, ma poi premia la nostra fedeltà con delle cavalcate degne di uno Scary Movie 5. E Gustave, a differenza dei cinebloggers, non schifa nessuno.

Andrebbe salvata la fotografia, curata e suggestiva, totalmente da dimenticare sono invece i dialoghi,  scarni e completamente privi di ironia; ma quel che più sorprende in un film del genere è la limitatezza degli effetti speciali, in questo caso veramente primordiali dato che non bastano delle secchiate di liquido rosso per girare un horror. Tuttavia la pellicola di tanto in tanto cerca di risollevarsi, prova addirittura a lanciare un messaggio sociale per bocca di Purcell (guerra no: brutta!), smania per allontanarsi dalla banalità, ma in questa frenetica ricerca del tutto finisce per arrotolarsi su se stessa, diventando una vera e propria opera d’emulazione. Forse Katleman farebbe bene a tornare a dirigere le Gilmore Girls. Però fa involontariamente ridere, e tanto.