The River racconta la storia di una troupe televisiva alla ricerca di un’altra troupe televisiva – capitanata da Emmet “there is magic out there” Cole – scomparsa mesi prima nei meandri della Boiùna, fiume vicino all’Amazzonia. Riprendendo lo stile del mockumentary, la serie propone i punti di vista delle riprese dei reporter delle due troupe e delle videocamere a bordo dell’imbarcazione, la Magus, ricalcando il genere ideato da Cannibal Holocaust (dei deficienti con le telecamere alla ricerca di altri deficienti con le telecamere scomparsi), adattandolo al serial, come aveva fatto nel 2008 la serie inglese The Dead Set, a ben altri livelli e con un’ironia che qui, purtroppo, manca.
Se si prova a seguire The River in maniera seria, ci si troverà davanti un’accozzaglia micidiale di banali leggende su fantasmi, spiriti e demoni; se si prova a seguirlo un po’ a coglionella, The River sarà uno spassoso passatempo nel quale saranno fusi assieme fantasmi di bambine che rivogliono la propria mamma, bambole appese agli alberi che muovono la capoccia in favore di camera, spiriti incazzati di guerriglieri morti (o spiriti morti di guerriglieri incazzati), cappi autoassemblanti per corsi di spagnolo, navi fantasma che fanno l’inchino, navi non fantasma che fanno l’inclino, virus che trasformano la gente in zombie, resurrezioni e possessioni demoniache. Troppa roba? Sì. Ma ben venga.
Molti i nomi noti dietro la serie. Tra i produttori esecutivi figura quello di zio Steven Spielberg, che ultimamente non ne imbrocca proprio tante, tipo Falling Skies, e dice che girerà Jurassic Park 4 – lasciandomi immaginare branchi di velociraptor in 3D – per poi dire che no, scherzava. Allo script troviamo il famigerato Oran Peli, ideatore e regista di Paranormal Activity e reo di aver fatto il botto spendendo un cazzo. Nel cast Joe Anderson (The Crazies) spicca per essere una spanna sopra gli altri (che sono tipo a meno una spanna), dando una buona prova soprattutto nel season finale, e in un ruolo secondario è presente anche Katie Featherson, la Katie di Paranormal Activity, ma non fa vedere le bocce. ‘Che non v’è maschio che abbia mai conosciuto che non fosse ossessionato dalle poppe di Katie di Poppanormal Activity. E niente, io quasi quasi il post lo chiudo così.
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poppanormal activity, lol!
in effetti le poppe della protagonista non erano niente male 🙂
su the river sono d'accordo. una discreta porcata, ma alla fine come serie cazzeggio è guardabile.