Sebbene sia a base di carne umana, siamo di fronte alla solita zuppa. Il film rappresenta il tentativo mal riuscito di raccontare l’infanzia di Leatherface (1939), letteralmente schizzato fuori dal corpo della madre grassa ed abbandonato in un cassonetto fuori da un mattatoio, per poi essere trovato ed accudito da quella simpatica famiglia che abbiamo già avuto modo di conoscere. Un salto temporale ci accompagna poi sino al 1969, quando due baldi giovini in compagnia delle rispettive fidanzalate stanno attraversando il Texas per partire per il Vietnam, giusto per metterci qualcosa di socialmente superficiale. La gnagna della situazione questa volta non è Jessica Mary Biel, ma Jordana Brewster, che personalmente non vedevo dai tempi di The Fast And The Furious; mentre lo gnagno è Matthew Bomer, il fidanzalato di Eliza Dushku in Tru Calling. I quattro presto si imbattono nella famiglia più affamata del Texas e un po’ cercano di scappare, un po’ cercano di fare gli eroi, un po’ vengono segati a metà. Niente in più e qualcosa in meno del remake del 2003. Va detto però che le scenografie, che richiamano quelle della pellicola originale, sono curate e suggestive e che un paio di sequenze risultano molto ben girate. Certo, un po’ di ironia avrebbe reso più simpatico l’ensamble… Un appunto che mi fa girare le scatole: sia nel film del 2003 che in questo Non Aprite Quella Porta: L’Inizio (non ricordo se anche nella pellicola originale del 1973), la storia si chiude facendo sembrare gli avvenimenti realmente accaduti; in realtà il tutto è ispirato alla vita di Ed Gein (1906-1984), un poveraccio che, poveraccio, ha ucciso solo una persona (poveraccia) e forse suo fratello, e che il cinema ha preso troppo sul serio: oltre a tutti sti presunti massacri texani, lo ha scopiazzato Hitchcock per il suo Norman Bates in Psyco e Demme, seguendo Thomas Harris, per Jame ‘Buffalo Bill’ Gumb ne Il Silenzio degli Innocenti. E pensare che Eddie rubacchiava solo cadaveri…
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Hai perfettamente ragione, una delle cose che più mi ha fatto incazzare del remake è stato il fatto di volerlo far passare per una storia vera (e non sai quante persone ci credono ancora!)…personalmente preferisco l'originale di Tobe Hooper, perchè ha lanciato un genere (sono appassionato di horror) e, per i tempi, è stata un 'opera molto coraggiosa. Con due lire Hooper ha creato un film che riesce a disturbare lo spettatore a più di vent'anni di distanza. Oggi si tenta di imitare questi "classici", ma non bastano gli effetti speciali e dei budget altissimi…
Filippo