In un buco del terreno viveva uno Hobbit…
The Hobbit: An Unexpected Journey si articola lungo tre lassi temporali: il passato passato, il passato intermedio ed il passato quasi presente. Nel passato passato si racconta di Erebor, il regno di Thrain, Re dei Nani sotto la Montagna, al cui cospetto si presenta uno dei Re degli Elfi (credo), interpretato da Lee Pace (Pushing Daisies), che fa a Thrain uno sguardo così così. Poi arriva Smaug, il drago, e fracana tutto e nel bel mezzo della battaglia c’è di nuovo Lee Pace, Re degli Elfi (credo), che guarda – questa volta – Thorin Scudodiquercia, però sempre così così. Ecco, per me Lee Pace che guarda così così è meraviglioso. No, non meraviglioso perché lui è maschietto ed io femminuccia, meraviglioso perché coincide con un ideale di sublime estetico: Lee Pace vestito da elfo che fa lo sguardo così così. Giuro.
Sono passati dieci anni dall’uscita in sala de La Compagnia Dell’Anello,
pellicola che, che lo si voglia o meno, ha cambiato parte delle regole
del gioco. Sarebbe stupido e riduttivo fare un paragone tra le due
opere, ma sarebbe altrettanto stupido e riduttivo negare l’impressione
che si ha, nei primi minuti di Lo Hobbit, di essere tornati in
un posto che si conosceva, dove si era già stati, a cui si era in qualche modo rimasti legati.
Quel passaggio di un Frodo giocoso e scanzonato (Elijah Wood
ringiovanito in digitale) ci tocca qualche corda dentro; rivedere Gollum
dopo una decade ci fa rendere conto di quanto in realtà assomigli a Margherita
Hack. Che si sia amanti di Tolkien (personalmente non sono mai andata
oltre la mappa nelle prefazioni) o che si sia stati spettatori accidentali de Il Signore Degli Anelli, con un Un Viaggio Inaspettato si è consapevoli di essere davanti ad un’opera attenta ed accurata, che però, dal punto di vista emozionale, deve tanto (e forse troppo) al suo papà.
pellicola che, che lo si voglia o meno, ha cambiato parte delle regole
del gioco. Sarebbe stupido e riduttivo fare un paragone tra le due
opere, ma sarebbe altrettanto stupido e riduttivo negare l’impressione
che si ha, nei primi minuti di Lo Hobbit, di essere tornati in
un posto che si conosceva, dove si era già stati, a cui si era in qualche modo rimasti legati.
Quel passaggio di un Frodo giocoso e scanzonato (Elijah Wood
ringiovanito in digitale) ci tocca qualche corda dentro; rivedere Gollum
dopo una decade ci fa rendere conto di quanto in realtà assomigli a Margherita
Hack. Che si sia amanti di Tolkien (personalmente non sono mai andata
oltre la mappa nelle prefazioni) o che si sia stati spettatori accidentali de Il Signore Degli Anelli, con un Un Viaggio Inaspettato si è consapevoli di essere davanti ad un’opera attenta ed accurata, che però, dal punto di vista emozionale, deve tanto (e forse troppo) al suo papà.
La controversa storia della realizzazione è nota: Peter Jackson
si fa da parte per lasciare la regia a Guillermo Del Toro, per poi ritrovarsi a
sostituire il suo sostituto, facendo tirare un profondo sospiro di
sollievo ai fan(atici) della prima saga, Il Signore Degli Anelli.
si fa da parte per lasciare la regia a Guillermo Del Toro, per poi ritrovarsi a
sostituire il suo sostituto, facendo tirare un profondo sospiro di
sollievo ai fan(atici) della prima saga, Il Signore Degli Anelli.
Tratto da un raccontino di appena 342 pagine, Lo Hobbit
cinematografico era stato inizialmente concepito in due volumi, per poi assumere il
concept di trilogia in itinere, quando ormai si era in fase di
montaggio. E allora come gestire la cosa? Come mettere la toppa?
Interrompendo la narrazione del primo capitolo, Un Viaggio Inaspettato, prima del
previsto ed inserendovi narrazioni ed aneddoti presenti in altre opere di Tolkien e non raccontati nelle pellicole precedenti. Un
pastrocchio? No, certo che no. Un capolavoro? Beh, neanche.
cinematografico era stato inizialmente concepito in due volumi, per poi assumere il
concept di trilogia in itinere, quando ormai si era in fase di
montaggio. E allora come gestire la cosa? Come mettere la toppa?
Interrompendo la narrazione del primo capitolo, Un Viaggio Inaspettato, prima del
previsto ed inserendovi narrazioni ed aneddoti presenti in altre opere di Tolkien e non raccontati nelle pellicole precedenti. Un
pastrocchio? No, certo che no. Un capolavoro? Beh, neanche.
A livello tecnico, Un Viaggio Inaspettato apporta due
importanti novità: la pellicola introduce la tecnologia HFR a 48 fps (per i fortunati che vivono nel mondo civile, quello con le sale vere, e che hanno modo di apprezzarla) e l’utilizzo dello Slave Motion Control, per le scene nelle quali si è reso necessario differenziare le stature dei personaggi. Ma
le lodi più sentite andrebbero fatte alla scenografia di Dan Hennah ed alla
fotografia di Andrew Lesine, che vanno a disegnare, con colori accesi e
luminosi ed ambientazioni sconfinate e oniriche, immagini che sarebbe
difficile anche solo immaginare. Nel cast risulta impossibile
additare il meno bravo ed una volta tanto persino il doppiaggio italiano convince senza snaturare.
importanti novità: la pellicola introduce la tecnologia HFR a 48 fps (per i fortunati che vivono nel mondo civile, quello con le sale vere, e che hanno modo di apprezzarla) e l’utilizzo dello Slave Motion Control, per le scene nelle quali si è reso necessario differenziare le stature dei personaggi. Ma
le lodi più sentite andrebbero fatte alla scenografia di Dan Hennah ed alla
fotografia di Andrew Lesine, che vanno a disegnare, con colori accesi e
luminosi ed ambientazioni sconfinate e oniriche, immagini che sarebbe
difficile anche solo immaginare. Nel cast risulta impossibile
additare il meno bravo ed una volta tanto persino il doppiaggio italiano convince senza snaturare.
Falle – o presunte tali – di sceneggiatura a parte, dentro Un Viaggio Inaspettato traspare un gusto visivo delicatissimo e tutto l’amore di Peter Jackson per J. R. Tolkien, per l’arte e per la misura. Dietro Un Viaggio Inaspettato, c’è quasi tutto; dietro Azog, l’orco albino monobraccio, invece (come ha giustamente sottolineato il saggio e attento Mr James Ford qui), c’è Manu Bennett, il Crixus di Spartacus, però vestito. No, scherzo.
Nel prossimo capitolo c’è Lee Pace elfo, ho controllato, ma mi sa che lo sguardo così così non lo fa più.
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Mi ero persa Crixus per strada… fortuna che lo ritrovo tra un anno con il fabbricatorte 🙂 Si prospetta una gran bella trilogia!
Eh eh, il Fabbricatorte contro Scudodiquercia. Non vedo l'ora.
Muchas gracias per la citazione ed il saggio! 🙂
Gran bel film davvero, emozionante e da meraviglia pur se non perfetto. E mitico Manu Bennett!
Dovere. 🙂
Vero, non perfetto, ma ad avercene di pellicole così… E ad avercene, di anni in meno, per poterlo gustare con altri occhi.
Visto ieri in 3D…….
ma con il 3D normale si notano i 48 fps???
Sembra che ci sia un altro tipo di 3D……..
Comunque il film mi è piaciuto, nella seconda parte si apprezza il 3D (nella prima alcune scene sono palesemente in 2D)…..
Non ho mai visto per bene la trilogia dei Signore degli anelli, e chissà a sto punto potrei aspettare che finisca questa trilogia prima di vedermi la "prima" trilogia….
Ciao!
Teoricamente il film è uscito in 2D, 3D, IMAX, IMAX 3D ed HFR 3D… I 48 fps, a quanto pare, sono associati all'HRF, per cui io (che mi sono dovuta accontentare di un "banalissimo" 3D) non ho potuto vederli. Ti ringrazio per la domanda, perché avevo dato per scontato la cosa e mi illudevo di aver visto il mio primo film a 48 fps. Shame on me.
Ciò non toglie che ci siano sequenze nelle quali il "banalissimo" 3D si faccia apprezzare molto più che in altre pellicole, anche se, come giustamente dici, in altre sembra quasi non ci sia.
Ho rivisto il primo capitolo, La Compagnia dell'Anello proprio ieri… Come fai ad aspettare? 🙂
@ Ester Moidil
Si infatti, questo film per lo meno si può considerare un film girato in 3D (uno dei pochi veramente in 3D)…..e che qua in Italia credo che siamo indietro sul 3D!!!!
Ma guarda tra guardarmi film anni 70, film un pò vecchi come quelli di Hitchcock, alla fine posso anche aspettare per la trilogia dei Signore degli anelli…..
Buone festeeeee!!!!!
Non mi ha convinto per nulla. Vabbeh che alla fine pre nel libro erano un gruppo di coglionazzi che giravano qua e là, ma qui si è davvero esagerato. Non sono per l'assoluta serietà, ma tutte quelle battute idiote [i funghetti allucinogeni di Radacrast su tutti] mi hanno assai infastidito.