È giugno, fa caldo ed a me – ormai lo sai – parte la brocca. Nel giugno del 2015 abbandonai il mio primo storico nickname; nel giugno del 2016 lasciai il vecchio caro Blogspot; nel giugno del 2019 faccio l’operazione più difficile di tutte: cambio nome al blog.
Che poi non è tanto il caldo, è l’umidità che ti frega, dicono. E qui dentro di umidità ce n’è a iosa, guarda là che infiltrazioni, uà che muffa. Uh, per non parlare della polvere sulla soglia e di quelle erbacce sul retro. Sto tergiversando, vero?
Ok ok. Il succo è che da una manciata di ore questo spazietto non si chiama più Delicatamente Perfido, ma Deliria. Perché, mi chiedi? Beh, grazie per la domanda, te lo spiego subito.
Capitolo 1: i Take That e il temporale
Un annetto fa ad un meet-up una blogger – una blogger vera! Di quelle che ci fanno i soldi, soldi – mi dice con fare materno “cambialo quel nome, non funziona”. Quella frase tuona minacciosa in un cielo già rabbuiato dall’insoddisfazione.
Delicatamente Perfido. Mi piaceva questo nome, mi piaceva questo ossimoro… nel 2007. Però, per dire, a 13 anni mi piacevano i Take That. Le cose cambiano e quel nome, che tanto mi piaceva, non mi piace più.
Finisco per concentrare tutte le frustrazioni di un’esistenza – che spesso mi sembra non essere la mia – su quel nome. De-li-ca-ta-men-te. Per-fi-do. Ammazza quante lettere. Finisco per non scrivere più sol perché non mi va di farlo… su De-li-ca… vabbè, hai capito. Strani scherzi che fa la capoccia, nevvero? Già.
Capitolo 2: la moderazione dei 20 caratteri
La spasmodica ricerca del nuovo nome va avanti per mesi e mesi. Ogni tanto me ne viene in mente uno, me ne innamoro e me ne stufo nel giro di poche settimane. Le altre blogger mi dicono di non farlo, mi dicono che quel nome è parte di me, mi dicono che passerà. Io faccio e disfo altri progetti, che tanto male non devono essere, dato che qualcuno li fa suoi subito dopo.
Nel frattempo continuano le storpiature di quel nome troppo lungo e difficile da ricordare. L’ultima, in ordine di tempo, nell’elenco dei partecipanti ad un’iniziativa: Moderatamente Perfido, si legge. Moderatamente. Io moderata? IO? La responsabilità, sia chiaro, non è di chi lo ha riportato, ma di quel nome, De-li-ca-ta-men-te Per-fi-do. Vattelo a ricordare, un nome del genere.
“Cambialo quel nome, non funziona”.
Capitolo 3: quel suono… Soavi
Poi un giorno, girovagando nel perverso mondo dell’internet, trovo un dominio in vendita. Deliria.it. Che bel suono, Deliria. Somiglia un po’ al “delicatamente”, ma è più veloce, più frenetico, più allucinato. Toh, è anche il titolo di un film di Soavi che non ho ancora visto, ma tanto mica lo ammetterò mai pubblicamente. Come è bello, questo De-li-ria; mo me lo compro e non dico niente a nessuno.
A quel giorno ne seguono altri, nerissimi. Perdo il mio piccolo eroe felino. Non lo perdo nel senso che non lo trovo più, no; lo perdo tra mille sofferenze, con una di quelle decisioni che non vorresti mai prendere e che ti pentirai per sempre di aver preso. E quindi Deliria, con il suo bel suono, rimane per mesi sepolto da lacrime e terra.
Abbiamo appena trasmesso: “come partire con i peggiori presupposti”.
Capitolo 4: le cartelle dell’epifania
La vita va avanti, dicono, e soprattutto vanno avanti le fatture. Arriva il momento della scadenza dell’hosting e non potendo (e non volendo) permettermi le cifre astronomiche dei rinnovi d’oltreoceano devo fare una scelta: abbandonare o migrare. Non è il momento storico migliore per le migrazioni, ma no, non riesco a separarmi da questo spazietto. Sposto tutto? Sposto tutto. Così com’è? Così com’è. Delicatamente Perfido? De-li-ca… vabbè, hai capito.
È deciso: si cambia hosting, si tiene il nome. Ok? Ok.
Prendo quindi file, database, baracche e burattini e mi appresto a copiarli sul nuovo, fiammante hosting italiano (prima gli italiani! colf colf) e… aspe’, qua ho due cartelle: “delicatamente perfido” e “deliria” . Ah, già, Deliria. Te lo ricordi Deliria? Io sì. Mi ricordo anche il momento esatto in cui lessi e paventai questo nome per la prima volta: avevo il mio prode Ettore in braccio; stava maluccio, ma non male male, anzi, se la dormiva beatamente.
Il filo rosso o il filo blu?
Ed è così che ho volutamente sbagliato cartella. Lo so, a questo punto ti aspettavi una rivelazione, una speranzosa epifania che giustificasse nel profondo questo renaming. La verità è che avevo due cartelle davanti ed ho scelto. Ed è vero anche che Deliria non sapeva più solo di lacrime e terra, ma anche di quel pomeriggio su Netflix col mio piccolo guerriero in braccio.
Questo spazio adesso si chiama Deliria e, dato che l’ho appena messo nero su bianco, credo che così si chiamerà, almeno per un po’. Cosa ne sarà di Delicatamente Perfido? Beh, grazie per la domanda, ma non lo so, vedremo. Magari il destino ha altro in serbo per lui.
Comunicazioni di servizio
Se sei un o una blogger e tanto carinamente avevi inserito Delicatamente Perfido nel blogroll o nei siti suggeriti, ti prego di aggiornare il link con Deliria.it. Se sei un o una blogger ed avevi inserito il link, ma io non ho ricambiato, ti prego di insultarmi e comunicarmelo.
Se già segui la pagina Facebook di questo blog non occorre che tu faccia niente: sto per avviare le procedure di mediazione internazionali per procedere con il cambio di nome anche lì. Prega per me.
Se sei uno dei pochi che segue questo blog tramite feed rss… beh, non so proprio come risalire a te. Semmai un giorno dovessi, per un caso fortuito, ricapitare in questi lidi, dovresti aggiornare i feed e seguire questo nuovo dominio.
Se sei uno o una che ha letto tutto sin qui… beh, grazie. Grazie davvero. Il buffet è in fondo a sinistra.
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Aaaah! Ecco perché non ti trovavo più nel mio blogroll! Il mio mono neurone processa ancora 56k però prima o poi alle cose ci arrivo anche io eh? Ben ritrovata. Cioè tu sei sempre stata qui sono io che non ti trovavo più, però ora che ti ho ritrovata mi sento meglio! 😉 Cheers