Split, il film: e se l’attesa di Shyamalan fosse essa stessa Shyamalan?

Split, la recensione del film: Shyamalan è tornato? Non lo so, però ha messo a punto un thriller psicologico complesso, inquietante e fisico, ma così fisico che lascia il segno

È da poco uscito in sala da noi Split, la dodicesima fatica (see, fatica) di M. Night Shyamalan, la quinta (o la quarta, se ci facciamo piacere The Happening) senza quel guizzo che contraddistingueva i primi lavori del regista con la notte (falsa) nel nome.

Ti va se saltiamo tutti i preamboli su questo Shyamalan che torna o non torna e passiamo direttamente a parlare di Split, come fosse un film qualunque? Perché forse il problema è anche un po’ questo: da anni ci ripetiamo i suoi titoloni (e diciamoli pure, dai: Unbreakable, Il Sesto Senso, Signs, The Village) sperando che prima o poi l’indiano replichi la grandezza già dimostrata… e da anni ci restiamo male non riuscendo puntualmente a ritrovarla.

Facciamo finta, per un attimo, di non aver visto Ivy vagare, con il suo soprabito giallo, in mezzo a campi di fiorellini rossi; fingiamo di non aver provato paura dinanzi alle creature innominabili. Immaginiamo di non essere stati spiazzati dal discorso sulla fede di Padre Graham al fratello; supponiamo di non aver pianto nell’aver finalmente capito cosa significasse quel “vedi, di’ a Graham di vedere… e di’ a Merril di colpire forte”.

Fingiamo che Split non sia firmato da Shyamalan, ma da tale John Doe. Ordunque, questo Split di John Doe è un brutto film? No, non lo è. Non è neanche un film memorabile, ovvio, ma nel marasma di thrillerini degli ultimi anni non sfigura di certo. Vediamo perché.

Split, il poster del thriller di M. Night Shyamalan (2017) con James McAvoy ed Anya Taylor-Joy.

Split, la trama del film

Casey Cooke è una creatura solitaria, invitata per compassione al compleanno di Claire. È il padre di Claire a proporsi di riaccompagnare sia Casey che l’amica della figlia, Marcia. Ma le tre giovani non avranno modo di far rientro a casa, poiché a sedersi al posto di guida sarà Kevin.

Kevin (McAvoy) è affetto da disturbo dissociativo dell’identità: la psicologa che lo ha in cura (un po’ toccatella anche lei) ha contato almeno 23 diverse personalità. Una di queste, oscura e metodica, spinge Kevin a rapire e segregare le tre adolescenti.

Casey, Claire e Marcia sono quindi tenute prigioniere mentre tentano di decifrare i mutevoli comportamenti di Kevin, in attesa che arrivi l’ultima personalità, la ventiquattresima: “la Bestia”.

Terminologia e Doppiaggio

Il doppiaggio in italiano, per una volta, non riesce a rovinare né l’interpretazione di McAvoy (di cui parleremo tra poco) né l’atmosfera. A sentir parlare Barry o Hedwig, Dennis o Patricia, si entra subito in sintonia con un certo linguaggio: le sedie nell’ombra, il prendere la luce. Gli “spiegoni” -come sempre- ci sono, ma i dettagli utili alla narrazione sono forniti a livello narrativo, mediante i flashback di Casey o i dialoghi tra Kevin (o Barry o Dennis) e la Dottoressa Fletcher. Nel bene o nel male, bisogna riconoscerlo: nonostante i suoi eccessi, Shyamalan non ha mai trattato i suoi spettatori da fessi. Fortunatamente non lo fa nemmeno John Doe in Split.

Split: la storia vera

La sceneggiatura di Shyamalan Doe si ispira (fortemente) ad un reale fatto di cronaca che sconvolse l’America degli anni ’70.

Nel 1977 Billy Milligan, in realtà William Stanley Morrison, viene arrestato per aver rapito, violentato e rapinato tre ragazze. Billy, che era già entrato ed uscito dal carcere, non ricorda nulla, ha dei “vuoti di tempo”. Inizialmente gli viene diagnosticata una schizofrenia, ma nei successivi interrogatori in attesa del processo si inizia a parlare di disturbo di personalità multipla. È proprio su questo che si basa la sua difesa, che invoca a gran voce l’infermità mentale: per la prima volta un criminale, indubbiamente colpevole dei reati di cui è accusato, viene assolto per patologia mentale.

Durante la sua degenza all’Athens Mental Health Center in Ohio, vengono riconosciute in Billy Milligan ben 24 personalità (già, 24). La prima a svilupparsi nel tempo è stata la personalità di una bambina di tre anni, emersa quando Billy ne aveva appena quattro, in concomitanza con il suicidio del padre. I successivi (terribili) abusi del patrigno hanno poi fatto affiorare Shawn, un bambino sordo, e Danny, quattordicenne spaventato. Nel corso degli anni in Billy compaiono ulteriori caratteri ed anche durante le sue detenzioni continuano a svilupparsi trafficanti slavi, nerd adolescenti, cacciatori australiani, diciottenni ebrei, omosessuali… ed omofobi. In questo guazzabuglio è Arthur, biologo londinese, a decidere chi deve “emergere” (“prendere la luce”). La ventiquattresima personalità viene detta “il Maestro”, ed è la somma di tutte le altre, il vero Billy Milligan.

Split è stato ispirato dalla vera storia di Billy Milligan, un uomo affetto da disturbo dissociativo dell'identità che nel 1977 ha rapito e violentato tre studentesse.
Billy Milligan, la cui vera storia ha ispirato alcune delle vicende narrate in Split.

Con la terapia presso l’Athens Billy mostra dei notevoli miglioramenti: è proprio il Maestro ad avere il controllo, riuscendo a tenere a bada le altre personalità, soprattutto quelle definite indesiderabili (“bandite dalla luce”). Subisce però un ulteriore processo per reati minori, cui si aggiungono delle nuove (presunte) accuse di stupro, questa volta ai danni di due pazienti dell’ospedale. Lo stress ed il clamore mediatico non giovano: Billy è di nuovo in preda alla dissociazione, tenta la fuga e, non riuscendovi, il suicidio. È il 1979.

Il trasferimento in un carcere di massima sicurezza e terapie del tutto sbagliate danneggiano lo stato mentale di Milligan, che viene tenuto addormentato dalle altre personalità per evitare che si faccia del male. Il destino, però, nel 1982 lo riporta all’Athens Mental Health Center, dove viene ripresa la terapia iniziale. Nel 1991 Billy Milligan viene dichiarato “guarito”. Muore nel 2014, a 59 anni, a causa di un sarcoma.

La storia di Billy Milligan è raccontata nel libro Una Stanza Piena di Gente di Daniel Keyes (1981). Di questa biografia è prevista una trasposizione cinematografica di cui si parla dal 1992 e che potrebbe vedere la luce entro breve, con Leonardo DiCaprio nel ruolo di Milligan e Joel Schumacher alla regia, dopo che James Cameron ha detto ciaone a tutti e 24.

Shyamalan (ouch! volevo dire Doe) e la Blumhouse hanno per certi versi battuto sul tempo la Warner Bros, che detiene i diritti del libro.

Split: James McAvoy interpreta Kevin Wendell Crumb, un uomo con 24 diverse personalità.

James McAvoy

Originariamente Kevin avrebbe dovuto avere le sembianze e le qualità di Joaquin Phoenix, che, non si sa bene perché, dopo un tira e molla con la produzione ha rifiutato il ruolo.

Al suo posto è subentrato James McAvoy, nel quale, prima d’ora, non avevo mai riposto molta fiducia. E invece è proprio il giovane scozzese l’asse portante di Split. A James basta un istante, un mutamento nell’espressione, non solo per far intuire il cambio di personalità, ma addirittura per far capire, senza aprir bocca, quale personalità di Kevin ha appena preso “la luce”. La prova attoriale di McAvoy è strepitosa, scoppiettante, divertente ed inquietante.

Se Split non fosse un thrillerino a tinte fosche ma un drammone strappalacrime, il nome dell’attore sarebbe già nella rosa di nomination in ogni dove. Invece Split è un film di Shyamalan John Doe e James McAvoy dovrà accontentarsi del mio misero riconoscimento.

Il cast di Split

Anche se la straripanza di McAvoy non lascia posto ad altri Anya Taylor-Joy, che abbiamo imparato ad amare in The Witch, conferma le sue doti da futura reginetta dell’horror. A ruotarle attorno ci sono Haley Lu Richardson e Jessica Sula, in ruoli decisamente fagocitati da McAvoy. Ad interpretare la Dottoressa Fletcher è invece Betty Buckley, per sua stessa definizione “la vecchia pazza di The Happening”. Il suo, povera Betty, è un personaggio pressoché inutile.

L’elemento shyamalano

Ora probabilmente dovrei fare un paragrafetto (un altro?) per introdurre le caratteristiche che John Doe muta dal cinema di Shyamalan, ma non ci riesco. Non ho il disturbo da personalità multipla, anzi, per me è già faticoso averne una di personalità. Facciamo che Split è scritto e diretto da Manoj Nelliyattu Shyamalan? Anche perché più shyamalano di così…

Gli spazi angusti

Al nostro Shyammy -lo sappiamo- piacciono gli spazi ristretti, specialmente se interrati. Ce l’ha fatto vedere in Signs, con una lunga sequenza nella cantina, ce l’ha ricordato in The Village con i rifugi di sicurezza. Buona parte di Split è ambientata in un seminterrato, ma non è questo il solo spazio angusto presente nella pellicola.

All’interno di Kevin, ad esempio, troviamo ben 24 diverse personalità, anche se solo cinque di queste vengono palesate nella narrazione. Quale spazio più ristretto di un unico corpo per 24 personalità?

Inoltre Casey, la protagonista, amante estrema della solitudine, si ritrova rinchiusa in una stanza assieme alle altre due ragazze.

Attenzione: piccoli spoiler sulla trama di Split!
(Se non hai visto il film, scorri fino alla barretta verde o fai click qui)

Tra frasi disseminate e simbologia

A Shyamalan piace anche disseminare i suoi “di’ a Merrill di colpire forte” qui e lì. In Split, ad esempio, Casey sussurra a Marcia “pisciati addosso”. Una frase che messa lì genera un mix di goliardia ed inquietudine, ma che poi, nel corso della narrazione, avrà il suo (drammatico) perché.

Allo stesso modo fa dire ad Hedwig, rivolto verso Casey, “Dennis mi ha detto che hai tante magliette”. Il riferimento è, ovviamente, al modo in cui è vestita Casey al momento del rapimento. La giovane difatti ha tre strati di vestiti, tre come le ragazze rapite. Sarà proprio l’eliminazione dell’ultimo strato a dar vita alla rivelazione.

Vi è anche un parallelismo intenso e visivamente toccante (espresso in una delle sequenze finali) tra uomini che si fingono animali e uomini che animali lo sono per davvero, rinchiusi in pericolose gabbie.

Il cuore puro ha provato dolore

La Bestia, ventiquattresima personalità di Kevin, è ossessionata dalla purezza di cuore. Contrariamente a quanto potessimo pensare, però, Kevin riconduce l’autenticità alla sofferenza: è puro chi ha provato dolore, è puro chi di questo dolore porta i segni addosso.

La citazione

Tu sei diversa dalle altre. Il tuo cuore è puro. Gioisci.

Chi ha sofferto è più evoluto. Gioisci.

fine spoiler

La regia di Shyamalan

Lo Shyamalan regista è come sempre meticoloso, un maestro nella narrazione visiva. Anche in Split, un film low-budget (prodotto da Jason Blum, come The Visit), fa del suo meglio. Ci sono stati due particolari momenti che val la pena ricordare.

La scena del rapimento

Tecnicamente è la seconda scena del film: Casey e altre due ragazze sono sedute in auto quando, invece del padre di Claire, a sedersi al posto del conducente è Kevin. È pieno giorno, è un luogo pubblico. La macchina da presa oscilla tra l’interno e l’esterno dell’auto ogni volta che Casey guarda nello specchietto retrovisore. Quello cui si stiamo assistendo non sembra reale. L’irrealtà della situazione è visivamente ed emotivamente sottolineata dal fatto che non vediamo mai Kevin, seduto alla guida, e Casey, di fianco a lui, nella stessa inquadratura.

Un oscuro angelo della sopravvivenza

Il personaggio di Casey, per quanto i suoi flashback possano risultare ai limiti dell’eccesso, ricorda un po’ le eroine degli horror di un tempo. Butto lì un Wes Craven, ma me lo riprendo subito. Casey piace e ci piace, in quella sua complessità, in quei suoi occhioni scuri. Piace anche a Shyamalan, che per tre volte, in tre momenti cruciali (tre come le ragazze rapite, tre come gli strati di vestiti), esegue un movimento lento e semicircolare prima di finire sul suo primo piano.

E gli spazi aperti?

Split, forse anche per limitazioni di budget (è costato 10 milioni di cucuzze) è quasi interamente girato in interni: il seminterrato di Kevin, lo studio della Dottoressa Fletcher, la stazione della metro. Ci sono però anche tre significative ambientazioni esterne (ancora tre? Sì, tre): il parcheggio in cui avviene il rapimento, la sequenza finale ed i flashback di Casey. Tutti e tre questi ambienti hanno un unico filo conduttore: la costrizione. Come in Signs, The Village ma soprattutto The Happening, lo spazio aperto non rappresenta né sicurezza né libertà.

Split: Anya Taylor-Joy interpreta Casey Cooke, una delle tre ragazze rapite.

Il cameo e lo shyamalan twist

Al nostro Manoj Nelliyattu (altro che “Night”) piace firmare le sue opere con la sua presenza. Dai piccoli camei de Il Sesto Senso (un dottore) e Unbreakable (uno spacciatore), dal riflesso del vetro in The Village alla voce al telefono di The Happening, sino ai veri e propri ruoli di Signs e Lady in the Water, Shyammy deve e vuole esserci. In Split interpreta un addetto alla videosorveglianza amico della Dottoressa Fletcher.

Ok, il cameo, ma… udite udite: il plot twist -quel colpo di scena che ribalta la lettura del film- in Split non c’è. Ad onor del vero, vi è un cambio di genere più che di prospettiva, ma per certo non troviamo il “colpo di scena alla Shyamalan”. Piuttosto il finale sembra culminare in un crescendo le cui conclusioni sono volutamente nebulose.

Vi è però una sorta di scena post-credits, una “marvelata”, che ha mandato in sollucchero molti e frastornato me… Perché qui le cose sono due, mio caro Nelliyattu. O era una strizzatina d’occhio ad i fan di vecchia data (e l’autocompiacimento è peccato, piccolo dolce Nelliyattu), oppure… Oppure c’è sempre stato un piano dietro tutto questo ed io (che per un po’ ti ho perso) ed i tuoi detrattori non abbiamo mai capito niente.

  • Sceneggiatura
  • Originalità
  • Regia
  • Fotografia
  • Recitazione
  • Cuore
3.6

in sintesi

Shyamalan è tornato? Ma che ne so, forse non è mai esistito, forse non è chi pensavamo che fosse. Però con Split, aiutato da un irresistibile James McAvoy e dagli occhioni scuri di Anya Taylor-Joy, mette a punto un thriller psicologico complesso, inquietante e fisico, ma così fisico che lascia il segno.

Sending

User Review

(clicca sulle stelline per votare)

4 (5 votes)

Split: la scheda del film

  • Titolo originale: Split
  • Nazione: U.S.A.
  • Anno: 2016
  • Durata: 117 minuti
  • Regia e Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
  • Fotografia: Mike Gioulakis
  • Montaggio: Luke Franco Ciarrocchi
  • Musiche: West Dylan Thordson
  • Cast: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley
  • Genere: thriller da interno, etcetera
  • Data d’uscita italiana: 26 gennaio 2017
  • Se ti piace guarda anche: The Visit o i precedenti lavori di Shyammy
  • Sito ufficiale e trailer ita:
Split, il poster del thriller di M. Night Shyamalan (2017) con James McAvoy ed Anya Taylor-Joy.

Ehi, grazie di aver letto sin qui. Se questo post ti è piaciuto, puoi supportarmi facendolo girare sui social e sul webbe, perché sì la felicità è reale solo quando...

Condividimi!

4 Comments

  1. James Ford 13/02/2017
    • StepHania Loop 13/02/2017
  2. Cassidy 15/02/2017
    • StepHania Loop 15/02/2017

Leave a Reply

Per commentare ti basta inserire i dati contrassegnati dall’asterisco e, se ti va, la url del tuo blog. Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato né usato per altri scopi, giurin giurello. Facendo click su “pubblica il commento” accetti il trattamento dei dati inseriti come descritto nella privacy policy. Ogni commento è prezioso per me. Grazie.