Alcuni si sono Salvati. Altri, invece, sono Rimasti Umani.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a zombie cinematografici e seriali in tutte le salse, che nel bene o nel male (troppo spesso nel male) si sono prestati a sdoganare l’immaginario letterario classico: basti pensare a Warm Bodies, in cui Nicholas Hoult (prima di “what a lovely day“) interpreta un non-morto in grado di provare (banali) sentimenti, o al recentissimo Maggie (Contagious – Epidemia Mortale), nel quale lo “zombismo” viene usato come metafora di malattia e condanna a morte.
Anche sul piccolo schermo siamo passati dagli zombie noiosi di The Walking Dead (che sta per avere uno spin off, che gioia!) a quelli esilaranti di Z Nation. Ma in questo campo a farla da padroni sono gli inglesi, che dopo gli zombie da reality di Dead Set (2008), hanno tirato fuori i non-morti da quotidiano di periferia di In The Flesh. Ecco, nel caso della serie inglese con Emily Bevan (ovviamente inesorabilmente tagliata), lo zombie acquisiva il significato (o meglio, un preciso significato) di diverso, perfetta metafora dell’individuo messo ai margini della società perché inadatto, inadeguato.
Non è proprio questo il concetto alla base? Al di là di aggressioni e morsi, lo zombie non è forse la perfetta allegoria di una società che cambia? Beh, lo è, secondo me, ma fortunatamente anche secondo Federico Greco, sceneggiatore di questa pellicola “piccina picciò” che punta in alto in questa direzione.
Il tutto parte da un cortometraggio a firma di Federico Greco e di due suoi allievi, Allegra Bernardoni e Luca Alessandro. Il corto – sembrerebbe di capire – era inizialmente stato concepito come pilot di una nuova serie TV, anche se purtroppo non è più disponibile online ed è difficile capire che fine abbia fatto il progetto iniziale. Di questa serialità di base, comunque, resta evidente traccia nella suddivisione in capitoli della pellicola e in quel finale lì, cui accenneremo dopo.
Finanziato anche attraverso il crowdfunding di Indiegogo (qui il brillante annuncio), E.N.D. è infatti suddiviso in quattro capitoli, quattro episodi, ognuno con una sua scrittura ed una sua regia, tutti però collegati da un continuum narrativo.
L’antefatto racconta, come spesso accade, l’origine dell’epidemia. Se in quell’immenso gioiello di 28 Days After si aveva a che fare con un vero e proprio virus proveniente dalle scimmie di laboratorio, in E.N.D. – The Movie il tutto ha inizio nella Roma bene: il paziente zero è una discotecara, figlia di un noto imprenditore, che subisce questa sorta di mostruosa mutazione dopo aver assunto una dose di cocaina tagliata male. È proprio l’acronimo del composto chimico della cocaina impura – Erythroxylum Coca NaOH Desipramina – a dare il nome alla pellicola. Ma il fatto che “end” significhi anche fine, termine, non è ovviamente casuale, dato che ad ogni fine corrisponde un nuovo inizio.
Il primo capitolo, Day #1, con la sua regia dinamica e le sue chitarre distorte, pone le basi per ciò che accadrà e chiarisce subito la situazione: siamo nell’ambito del grottesco, di fronte ad una pellicola fatta sul serio, ma che fortunatamente non ha bisogno di prendersi troppo sul serio. L’ambientazione, azzeccata e squisitamente noir, pone una fredda e asettica agenzia di pompe funebri al centro della narrazione, della quale si scoprono protagonisti il proprietario, un tanatoesteta e l’autista del carro funebre. Una scelta stilistica riuscita e tragicomica, che strizza un po’ l’occhio al cinema dell’orrore del tempo che fu, ma che nel capitolo successivo, Day #2, assume un’identità propria grazie a selezioni musicali persuasive e uno humour (nero, nerissimo) che omaggia i più grandi pur trovando una propria strada.
L’anello più debole (se di debolezza si vuol parlare) è però rappresentato dal terzo capitolo, Day #1466, che, scritto da Antonio Tentori e diretto da Domiziano Cristopharo, sposta la narrazione tanto temporalmente quanto geograficamente. Una radio fa da sfondo alle immagini di desolazione che raccontano la nostra Italia e ci annuncia che non è rimasto più nulla, non è rimasto più nessuno. L’Europa, ovviamente, se ne è lavata le mani e con questa scusa ha lasciato ad altri il lavoro sporco.
Un soldato americano cerca di portare in salvo una ragazza incinta (Aurora Kostova), quando le cose di mettono male, molto male. I personaggi solo accennati, l’epilogo prevedibile e una costruzione nettamente old school rendono questo capitolo il meno intrigante dei quattro.
(Sia chiaro che non lo dico perché Cristopharo mi ha scanciellata da Facebook, eh).
Sì, anche a me. |
Tuttavia questa sacralità – un po’ abusata nel genere – rappresenta la perfetta rampa di lancio, in quanto a ritmo e contrasto, per l’ultimo capitolo, che di sacro ed ordinario non ha nulla.
Il quarto ed ultimo capitolo, Day #2333, è completamente affidato alle mani di Federico Greco e ci ripropone, in alcuni casi in altre “vesti”, alcuni dei personaggi introdotti inizialmente. È proprio in questa porzione della pellicola che ci aspetta l’evoluzione, tanto della storia, quanto dello zombie: i non-morti, infatti, sono ormai degli “Z Sapiens”: si sono organizzati in una società (forse più civile della nostra) e comunicano tra loro tramite grugniti (sottotitolati, fortunatamente per noi). Inoltre gli “Z Sapiens” non possono essere uccisi con un colpo in testa, come nei grandi classici.
Girato l’angolo, dopo un Non-Mortal Kombat, ci aspetta il vero e proprio colpo di scena di Day #2333, la cui sceneggiatura, affidata alle mani dello stesso Greco, non tratta da fesso lo spettatore, ma procede dritta e spedita, senza digressioni, verso un memorabile plot twist: nuovo, originale e fresco, sebbene riguardi – per ovvi motivi – corpi in decomposizione.
Nel suo minutaggio finale, infatti, E.N.D. – The Movie saluta lo spettatore con un colpo di genio audace e inusitato, una sorta di gustoso cliffhangerone. Ci lascia come se avessimo appena visto il pilot di una serie televisiva e non vedessimo l’ora di vedere il secondo episodio.
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E.N.D. – The Movie (Italia 2015)
Regia: Alessandro, Bernardoni, Cristopharo e Greco
Sceneggiatura: Alessandro, Bernardoni e Greco
Soggetto: Alessandro, Bernardoni, Greco, Antonio Tentori e Roberto Papi
Fotografia: Greco, Cristopharo e Gabrio Contino
Musiche: Paolo Baglio, Gabriele Caputo, Antonio Genovino e Antony Coia
Cast: Regina Orioli, Patrizio Cigliano, Antonio Bilo Canella, Francesco Sannicandro, Francesca Antonucci, Marco Di Stefano, Aurora Kostova, Wayne Abbruscato, Alessio Cherubini, Daniele Della Sala, Giò Di Colore.
Genere: horror, the makeup of makeup artist
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Ne state parlando tutti bene, dovrò vederlo a tutti i costi 😉 Cheers!