Gli ultimi anni hanno segnato un gradito ritorno sul grande schermo della fantascienza di terra (Ex Machina), ma soprattutto di quella di aria: si pensi allo spettacolare Gravity di Cuarón e al toccante Interstellar di Nolan, pellicole che hanno aggiunto un piccolo grande tassello al complesso puzzle “uomo vs. infinito”. Dove si colloca The Martian in questo enorme puzzle? Beh, da nessuna parte, perché The Martian rappresenta la fantascienza che non ti aspetti, raffigura l’eroismo dell’uomo quasi ordinario in circostanze del tutto straordinarie, mette al centro della narrazione una prospettiva fottutamente umana e, sì, la colloca nello spazio.
Il primo cinghialotto nello spazio. |
Tratto dal best sellerone di Andy Weir, L’Uomo di Marte (2011), The Martian racconta la storia di Mark Watney (quel cinghialotto di Matt Damon), ingegnere e botanico della missione Ares 3, che, a causa di una tempesta (secondo alcuni impossibile su Marte, ma noi che ne sappiamo?) viene creduto morto dal suo equipaggio ed abbandonato da solo su Marte, senza neanche l’acqua salata. Ma i botanici – si sa – oltre ad essere tutti un po’ toccati, sono anche freddi e calcolatori: Mark infatti non perde tempo in chiacchiere perde tantissimo tempo in chiacchiere, ma tra una chiacchiera e l’altra, cerca non solo un modo per comunicare con la NASA, ma per sopravvivere, in solitudine e ristrettezze, sperando di riuscire a tirare avanti, senza impazzire e senza crepare, fino all’arrivo della cavalleria.
Eppure non c’è posto per la solitudine, per i sentimenti o per i genitori di Mark su Marte, perché i protagonisti di questa pellicola sono pur sempre ingegneri della NASA, persone che fanno normalmente cose quasi impossibili ai più e che sono ben coscienti di quello a cui vanno incontro. Uno dei principali punti di forza di The Martian è difatti la sceneggiatura, che, con un canovaccio quasi perfetto, affida lo spiegone (che spiegone non è) a Rich dell’Astrodinamica ed alla sua spillatrice (che sua non è), come se anche lo spettatore fosse un capoccione aerospaziale.
D’altra parte la sceneggiatura è opera di Drew Goddard, che conosciamo ed amiamo per aver scritto e diretto quel gioiellino di Quella Casa nel Bosco. Drew è un cazzaro, un burlone, un giovane che ancora si diverte a fare ciò che ama e questo dettaglio trapela insistentemente nella sceneggiatura del film. The Martian è talmente zeppo di siparietti goliardici da sembrare una commedia in alcuni momenti, ma è talmente dedito alla sua morale da non lasciare spazio alle interpretazioni. Quando nell’era dei finali aperti o delle posizioni sibilline, uno sceneggiatore non esita a dire ciò che ha da dire, senza possibilità di fraintendimenti, l’unica cosa che possiamo fare, anche se non dovessimo condividerne la morale, è sollevare le chiappe ed applaudirne il coraggio.
Lo sprecatissimo cast. |
E il messaggio di The Martian non è “Houston, abbiamo un problema”, è “Houston, di problemi ne abbiamo mille mila, ma affrontiamoli uno alla volta”. Questa morale viene chiaramente espressa nella porzione finale della pellicola per bocca del Capitano Lewis (la meravigliosa e sprecata Jessica Chastain), ma trapela dal primo all’ultimo minuto dall’animo e le azioni di Mark, che, abbandonato a se stesso, partirà dalle piccole cose, le cose essenziali, per farsi forza e portare in salvo la pelle. Vi viene in mente un concetto più terreno di questo?
Ma da applaudire in questo caso non c’è solo il coraggio. C’è anche un signore, sulla settantina e con gli occhi vispi, che risponde al nome di Ridley Scott. Questo distinto signore ha fatto, qualche annetto fa, solo la storia del cinema. Ha poi preso qualche abbaglio con cosette pressoché inutili come Prometheus, Exodus e soprattutto Hannibal, ma dire che il signor Scott non sappia come costruire un film andrebbe ben oltre la blasfemia, perché Scott è un grande regista. Lo è sempre stato e sempre lo sarà.
The Martian infatti non è solo visivamente bello, ma è anche – e soprattutto – visivamente funzionale: non dovendo dimostrare niente a nessuno, la mano di Ridley Scott si piega alla storia narrata con una fermezza ed una maestria difficili da trovare altrove. Nonostante diverse sequenze da brivido, The Martian non si ferma mai per farsi compiacere dallo spettatore, ma sembra buttare lì, quasi distrattamente, come fosse routine, queste imponenti manovre nello spazio, queste improbabili corse contro il tempo, queste gesta straordinarie. Così, per dire, non ci sarebbe stato spazio per i Wachowski sul Marte di The Martian.
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The Martian (U.S.A. 2015)
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Drew Goddard
Fotografia: Dariusz Wolski
Musiche: Harry Gregson-Williams
Cast: Jessica Chastain, Jeff Daniels, Kate Mara, Kristen Wiig, Chiwetel Ejiofor, Sean Bean, Mackenzie Davis et al. (poi sì, c’è anche Matt Damon)
Genere: fantascienza di aria, I Will Survive
Data d’uscita italiana: 1 ottobre 2015
Se ti piace guarda anche: Gravity (2013), Interstellar (2014).
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Hai detto bene, lo sprecatissimo cast, questo film va alla grande quando c’è un solo cinghialotto, attore! Un solo attore! 😉 Ottimo commento, Cheers!
Cast sprecato, ma film coinvolgente, che intrattiene e si rivela molto intelligente.
Per me superiore sia a Gravity che a Interstellar.
Non l'ho ancora visto ;_;
Ancora mi manca, ma spero sempre che con la fantascienza Scott dia il meglio di sé. Ancora.
Ridley Scott quando affronta il suo genere preferito sa fare ancora cose egregie. Questo film ha il grande merito di non prendersi sul serio e non tediare lo spettatore con teorie filosofico-scientifiche. Gran ritmo per tutte le due ore e mezza, e anche tanto divertimento. Cosa chiedere di più?
Concordo! Apprezzata anch'io la sceneggiatura, leggera, frizzante, racconta quello che deve raccontare, ma divertendosi e facendo divertire 🙂